Visto che, come ho detto ieri, io odio San Valentino, il 14 febbraio ho fatto tutt'altro. O quasi.
Dopo un paio di mesi di stop, ho fatto un altro concerto di sanshin.
Il concerto si teneva in una livehouse di Kawaguchi chiamata Cavallino, e ovviamente - e a mia insaputa - era a tema San Valentino. Il nome dell'evento era "La musica di Ucci", e no, non l'ho tradotto dal giapponese, si chiamava proprio così in italiano. Non ho capito bene chi dovrebbe essere questo Ucci, ma a quanto pare il proprietario ha studiato opera ed è anche stato in Italia e parla un po' di italiano.
Suonavamo noi (sanshin+chitarra+violino) e altri quattro artisti, molto più classici, del tipo piano/flauto traverso/violoncello. Dato che il tema era San Valentino hanno scelto tutti delle classiche canzoni d'amore, e per i giapponesi questo significa sigle dei cartoni Disney.
Noi non ci siamo sbilanciati e, come sempre, siamo rimasti fedeli al nostro repertorio di canzoni di Okinawa.
Il proprietario era un attimo stressato, del tipo che ci ha spiegato nel dettaglio tutte le regole del locale, compreso quando potevamo andare in bagno, e ci ha fatto preparare per delle domande che ci avrebbe fatto sul palco dopo la nostra performance, stile intervista. Immagino volesse solo che il concerto andasse bene, però che ansia.
Dopo che abbiamo suonato noi, è arrivato sul palco e ha cominciato a parlarmi in italiano, così tanto per coinvolgere il pubblico. Ha detto "ciao", "come stai?" e "ho mal di testa". Quando il concerto è finito, ha detto che avrebbe distribuito dei cioccolatini a tutti se prima gli avessimo permesso di cantarci una canzone anche lui. Autocelebrazione come se non ci fosse un domani...
Sapete cosa ha cantato? "Caro mio ben". In italiano, e anche bene. Ok, scusa, my bad.
Come punizione del karma per aver scritto il post di ieri, ho ricevuto una borsa piena di cioccolato da una delle allieve del corso di sanshin, e una barretta di cioccolato alla frutta da una vecchietta che era venuta a vedermi mesi prima ad un altro concerto e che era la vecchietta più adorabile del giappone.
Dopo il concerto sono andata con la sanshin-crew in un izakaya dal nome Tanuki ad abbuffarci di kushiyaki, tofu, edamame, chijimi e una delle bevande più classiche giapponesi: shochu e té verde. Di quelli che ti portano le caraffe e prepari i drink direttamente al tavolo.
Alla prossima, e comunque, io ho le vecchiette groupies e voi no.
Dopo un paio di mesi di stop, ho fatto un altro concerto di sanshin.
Il concerto si teneva in una livehouse di Kawaguchi chiamata Cavallino, e ovviamente - e a mia insaputa - era a tema San Valentino. Il nome dell'evento era "La musica di Ucci", e no, non l'ho tradotto dal giapponese, si chiamava proprio così in italiano. Non ho capito bene chi dovrebbe essere questo Ucci, ma a quanto pare il proprietario ha studiato opera ed è anche stato in Italia e parla un po' di italiano.
Suonavamo noi (sanshin+chitarra+violino) e altri quattro artisti, molto più classici, del tipo piano/flauto traverso/violoncello. Dato che il tema era San Valentino hanno scelto tutti delle classiche canzoni d'amore, e per i giapponesi questo significa sigle dei cartoni Disney.
Noi non ci siamo sbilanciati e, come sempre, siamo rimasti fedeli al nostro repertorio di canzoni di Okinawa.
Il proprietario era un attimo stressato, del tipo che ci ha spiegato nel dettaglio tutte le regole del locale, compreso quando potevamo andare in bagno, e ci ha fatto preparare per delle domande che ci avrebbe fatto sul palco dopo la nostra performance, stile intervista. Immagino volesse solo che il concerto andasse bene, però che ansia.
Dopo che abbiamo suonato noi, è arrivato sul palco e ha cominciato a parlarmi in italiano, così tanto per coinvolgere il pubblico. Ha detto "ciao", "come stai?" e "ho mal di testa". Quando il concerto è finito, ha detto che avrebbe distribuito dei cioccolatini a tutti se prima gli avessimo permesso di cantarci una canzone anche lui. Autocelebrazione come se non ci fosse un domani...
Sapete cosa ha cantato? "Caro mio ben". In italiano, e anche bene. Ok, scusa, my bad.
Come punizione del karma per aver scritto il post di ieri, ho ricevuto una borsa piena di cioccolato da una delle allieve del corso di sanshin, e una barretta di cioccolato alla frutta da una vecchietta che era venuta a vedermi mesi prima ad un altro concerto e che era la vecchietta più adorabile del giappone.
Dopo il concerto sono andata con la sanshin-crew in un izakaya dal nome Tanuki ad abbuffarci di kushiyaki, tofu, edamame, chijimi e una delle bevande più classiche giapponesi: shochu e té verde. Di quelli che ti portano le caraffe e prepari i drink direttamente al tavolo.
Alla prossima, e comunque, io ho le vecchiette groupies e voi no.
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