Ohayou gozaimasu

Dai che alle 10 comincia la lezione, se non ci muoviamo arriviamo in ritardo!

Martedi sera c'era un concerto underground a Kabukicho. Io lo sapevo perché la settimana prima ero andata a perdermi nella stradina losca dietro la stazione di Shimokitazawa, avevo visto un manifesto fuori da un negozietto di merchandising punk/metal, fatto due chiacchiere con il proprietario, "si si sono bei gruppi, vai a vederli che meritano", foto al manifesto col mio nuovo cellulare giapponese, ricerca del posto su wikipedia, "Hey ti va di andare ad un concerto martedi sera?" "sure!". E che ci vuole.
Dopo la doccia più inutile della mia vita, perché nel tempo che ho impiegato ad asciugarmi i capelli ero già di nuovo sudata fradicia, mi sono concessa dieci minuti di silenzio, rilassamento e meditazione sui cuscini del soggiorno della mia casa giapponese, al momento vuota. L'unica compagnia era Mugi chan, il cane - no scusate, volevo dire il chiwawa, piano qua coi paroloni. L'ora di mezzi che mi separava da Shinjuku è stata soporifera come sempre, ma una volta usciti dalla stazione, chi ha più sonno? Stimoli audio-visivi-olfattivi-tattili a bomba.
Tokyo è un posto dove può succedere di tutto, e quel giorno purtroppo era successo che tutti gli uffici postali di Shinjuku stavano giocando a nascondino, mentre contemporaneamente tutti i SevenEleven rifiutavano i nostri bancomat. Cosa che ha comportato mezza serata persa in cerca di una fottuta macchinetta che si degnasse di dare soldi a dei non-giapponesi. Ma alla fine, salvati da un signore sdentato che parlava un giapponese di sua invenzione, abbiamo trovato un ATM benevolo e fatto il pieno al portafogli. Mai faticato così tanto per un paio di birre.
Il posto era un grande edificio bianco, sobrio, incastonato tra le insegne luminose. Di tutti i posti che c'erano lì intorno era l'ultimo in cui avrei cercato un concerto. Eppure il cartello era lì, abbiamo sceso le scale, aperto un portone blindato e ci siamo ritrovati a Londra. E contemporaneamente tutto un altro posto.
Un basement stipato di gente, muri neri, luci basse e colorate, pavimento a scacchi, fumoso al punto giusto. Su uno dei due palchi stava suonando una band e faceva un gran casino. La gente non mi fissava, nessuno si curava di me. Nessuno aveva la testa bassa, se ci si urtava per sbaglio nessuno chiedeva scusa. E cosa più sconvolgente di tutte, una tipa mi ha fregato la birra.
Nessuno recitava una parte quella sera.
I divanetti erano comodi, si stava da dio. C'era un corridoio stretto che portava ai bagni dove abbiamo incontrato una ragazza un po' ubriaca che ha detto qualcosa come "sex wa dame yo!" e poi mi è passata davanti. Seduti vicino a noi c'erano due, avranno avuto 30 anni, con due bambini piccoli, li tenevano lì con loro, uno si lamentava, si prendevano tutto il fumo in faccia. Dal bagno è uscita la ragazza di prima, si è sdraiata sul divanetto vicino a me, mi ha appoggiato la testa sulle gambe, mi ha preso la mano e si è addormentata. Dopo sono arrivati i suoi amici e abbiamo cominciato a parlare. Eravamo gli unici due stranieri in tutto il locale. C'era uno che ascoltava gruppi italiani, mi ha detto i nomi ma io non li avevo mai sentiti. Un altro ha detto di avere un gruppo, è un grande, ha 45 anni, quando ci siamo fatti una foto tutti assieme si è tirato giù i pantaloni. L'ultimo gruppo stava per iniziare: la ragazza, Yuko, mi ha preso di nuovo per mano e siamo andati a farci strada tra la folla fino alla prima fila. I giapponesi sono piccoli ma pestano..dopo il concerto ci hanno invitati all'afterparty, eravamo una cinquantina di persone in un izakaya poco lontano. Dopo che siamo entrati in una sala tutta per noi è passato un tipo a farsi dare una manciata di yen da ognuno e poi hanno cominciato ad arrivare bevande e cibo buonissimo, senza limiti. Abbiamo brindato tutti assieme, cinquanta boccali in aria. Vicino a me c'era una ragazza che si chiamava Yuki, e il suo ragazzo, un tipo grande e grosso che non la cagava e lei gli sorrideva con amore. Mi ha regalato il mamori che aveva al collo, io le ho regalato un mio braccialetto.
Alle 4 a correre in giro per Shinjuku, che preoccupazioni vuoi avere nella vita se puoi tornare a casa a piedi in 10 minuti? A Tokyo?

Ora stiamo per aprire la porta della classe, i segni della notte in faccia e due magliette uguali, comprate ieri sera al locale, che parleranno per noi.
Sono le 9.59 della mattina di un assurdamente caldo mercoledi nell'incredibile agosto dell'estate più malata di tutti i miei 22 anni.
Te lo dicevo che ce l'avremmo fatta ad arrivare in orario.


"...ohayou gozaimasu."

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