La mattina in cui sono partita nevicava. Fiocchi grossi e soffici che cadevano senza fretta.
Uscendo per l'ultima volta dal cancello quasi non ho notato la cosa che qualcuno aveva avvolto attorno alla mia cassetta delle lettere.
Reika viene a prendermi tra 10 minuti.
Non ci siamo mai incontrate prima, ma lei ha deciso di ospitarmi per due giorni. Il potere di couchsurfing. E' bella, una bellezza delicata e allegra accentuata da un piccolo neo sulla guancia.Suo marito mi prepara un futon nel soggiorno.
Sono appena arrivata a Tokyo e sto già in casa di due giapponesi a chiacchierare e mostrarci video su youtube come se fosse un giovedì sera qualunque. Mi offrono di entrare nell'ofuro e quando esco io e Sumito, (il marito) suoniamo la chitarra assieme, uno peggio dell'altro, nel tentativo di ricordarci l'assolo di Stairway to Heaven. Anche a lui piacciono le Les Paul.
Fottuto jetlag.
credo siano circa le tre di mattina, e non ho più sonno. Le pareti di questa casa sono veramente sottili... quando Reika si rigira nel letto mi sembra di averla a fianco a me, ma di cosa son fatte ste porte scorrevoli? Forse sono solo degli ologrammi.
Non so che ora sia quando sento bussare alla porta del soggiorno e vedo una collana tribale su una camicia azzurra con dei capelli ricci che mi chiedono se sono sveglia. Ho dormito dalle sette fino all'una e Sumito mi ha aspettata per la colazione. Mangiamo frittelle e bacon, pere e zuppa di miso - Reika cucina da dio, gli dico. C'è in programma un giro di negozi di elettronica per comprare una sveglia a me e un computer a lui.
"Non si incontrano spesso uomini a cui piace fare shopping" butto lì mentre usciamo da un negozio di vestiti che suonava dischi dei Rancid - un segno. A Sumito piace lo stile vintage e mi porta nei suoi negozi preferiti. Al Segafredo di Shinjuku parliamo di donne, uomini e tipi che ci piacciono, di corpi asiatici VS corpi occidentali.
"Come si scrive il tuo nome?"
"E' un nome molto raro, una lettura diversa del nome 純一 Junichi. Si scrive uguale ma si pronuncia diverso. Sumito".
"Ha un significato particolare?"
"Sì... sì, ce l'ha."
Shinjuku è come l'avevo lasciata, colorata e assurdamente incredibile.
Izakaya. Karaoke. Cinquedimattina. In metro scambio sguardi maliziosi con un salaryman carino e lievemente ubriaco, flash e sono sparita. Colazione con donburi da Matsuya.
"And if anyone ever earned the right to party hard as fuck, that'd be you."
Dormiamo tutti fino all'una del pomeriggio. Quando mi sveglio Reika sta preparando il pranzo, a cui mi invita a rimanere facendomi sentire una scroccona molto fortunata.
Comincio a pelare un mandarino e Reika ridacchia. "Come, ma lo peli partendo dai lati? Noi facciamo così..." e infila un dito al centro sul retro, pelando il suo in tre grossi pezzi.
"Ah, dovevo immaginarlo... ovviamente seguite delle regole precise anche per mangiare i mandarini"
Li devi amare, i giapponesi.
Saluto Reika con il suo neo e gli innaturali riccioli di Sumito, trascinando ancora una volta la mia valigia in giro per la fredda Tokyo, direzione Zushi. Direzione boh. To be continued.
Avvicinandomi ho capito che cos'era. Era lì chissà da quando, coperta da un sottile strato di neve.
Una cintura nera, con il mio nome ricamato stopra.
Uscendo per l'ultima volta dal cancello quasi non ho notato la cosa che qualcuno aveva avvolto attorno alla mia cassetta delle lettere.
Reika viene a prendermi tra 10 minuti.
Non ci siamo mai incontrate prima, ma lei ha deciso di ospitarmi per due giorni. Il potere di couchsurfing. E' bella, una bellezza delicata e allegra accentuata da un piccolo neo sulla guancia.Suo marito mi prepara un futon nel soggiorno.
Sono appena arrivata a Tokyo e sto già in casa di due giapponesi a chiacchierare e mostrarci video su youtube come se fosse un giovedì sera qualunque. Mi offrono di entrare nell'ofuro e quando esco io e Sumito, (il marito) suoniamo la chitarra assieme, uno peggio dell'altro, nel tentativo di ricordarci l'assolo di Stairway to Heaven. Anche a lui piacciono le Les Paul.
Fottuto jetlag.
credo siano circa le tre di mattina, e non ho più sonno. Le pareti di questa casa sono veramente sottili... quando Reika si rigira nel letto mi sembra di averla a fianco a me, ma di cosa son fatte ste porte scorrevoli? Forse sono solo degli ologrammi.
Non so che ora sia quando sento bussare alla porta del soggiorno e vedo una collana tribale su una camicia azzurra con dei capelli ricci che mi chiedono se sono sveglia. Ho dormito dalle sette fino all'una e Sumito mi ha aspettata per la colazione. Mangiamo frittelle e bacon, pere e zuppa di miso - Reika cucina da dio, gli dico. C'è in programma un giro di negozi di elettronica per comprare una sveglia a me e un computer a lui.
"Non si incontrano spesso uomini a cui piace fare shopping" butto lì mentre usciamo da un negozio di vestiti che suonava dischi dei Rancid - un segno. A Sumito piace lo stile vintage e mi porta nei suoi negozi preferiti. Al Segafredo di Shinjuku parliamo di donne, uomini e tipi che ci piacciono, di corpi asiatici VS corpi occidentali.
"Come si scrive il tuo nome?"
"E' un nome molto raro, una lettura diversa del nome 純一 Junichi. Si scrive uguale ma si pronuncia diverso. Sumito".
"Ha un significato particolare?"
"Sì... sì, ce l'ha."
Shinjuku è come l'avevo lasciata, colorata e assurdamente incredibile.
Izakaya. Karaoke. Cinquedimattina. In metro scambio sguardi maliziosi con un salaryman carino e lievemente ubriaco, flash e sono sparita. Colazione con donburi da Matsuya.
"And if anyone ever earned the right to party hard as fuck, that'd be you."
Dormiamo tutti fino all'una del pomeriggio. Quando mi sveglio Reika sta preparando il pranzo, a cui mi invita a rimanere facendomi sentire una scroccona molto fortunata.
Comincio a pelare un mandarino e Reika ridacchia. "Come, ma lo peli partendo dai lati? Noi facciamo così..." e infila un dito al centro sul retro, pelando il suo in tre grossi pezzi.
"Ah, dovevo immaginarlo... ovviamente seguite delle regole precise anche per mangiare i mandarini"
Li devi amare, i giapponesi.
Saluto Reika con il suo neo e gli innaturali riccioli di Sumito, trascinando ancora una volta la mia valigia in giro per la fredda Tokyo, direzione Zushi. Direzione boh. To be continued.
Avvicinandomi ho capito che cos'era. Era lì chissà da quando, coperta da un sottile strato di neve.
Una cintura nera, con il mio nome ricamato stopra.
Succhan.... mi e` venuta la pelle d'oca. Ti dico solo questo!!!
RispondiEliminaPS: fotoooooooooooooo!!! :)
Grazie :)
EliminaArriveranno anche le foto, pian piano... con tutta sta roba da fare e sto freddo e sta neve non ho ancora avuto l'occasione di farne di veramente belle. Oggi però qualcosa ho fatto, dai... devo solo ingranare!
non so se è più la parte in corsivo o ciò che c'è in mezzo.
RispondiEliminacazzo, ho i brividi anch'io.
Graziee :)
EliminaQui è impossibile non avere qualcosa da scrivere, anzi, sono già indietro coi giorni O_O