Qualsiasi cittadino italiano o europeo sarà certamente abituato alle città con i centri, dove di solito c'è un duomo, o un palazzo, o un qualsiasi monumento costruito svariate centinaia di anni prima che se ne sta lì, nel 2010 come nel 1600, e osserva silenzioso i ragazzini che mandano messaggi dall'i-phone come guardava le carrozze dei nobili passare 400 anni prima. E da lì parte il centro della città.
Tokyo non ce l'ha un centro, e questa è una cosa che per me fa una differenza enorme. Tokyo è nata da un insieme di villaggi, ognuno con i cazzi suoi, che sono stati agglomerati a formare quello che oggi si presenta come un gigante frullato di frenesia umana. Spettacolare.
Quindi succede che quei villaggi adesso sono dei quartieri, ognuno con il suo stile e i suoi negozi e la sua gente e la sua musichetta personalizzata nelle fermate della metro, altro che duomo. In base al tuo umore e a quello che hai voglia di fare scegli il quartiere dove andare. Tipo, vuoi fare shopping di vestiti, vai a Shibuya. Vuoi qualche ultimo ritrovato tecnologico o roba da geek o anime-related, vai ad Akihabara. Vuoi vedere stranieri, vai a Roppongi. Vuoi vedere Templi, vai ad Asakusa. Vuoi perderti, vai a fucking Shinjuku. Eccetera. Potrei andare avanti per ore, e non ho ancora elencato niente. Chi è stato a Tokyo sa cosa intendo.
Quando sei qui è inevitabile, dopo un po' cominci a capire come funziona, e inizi ad avere il tuo posto preferito per tutto.
E alla fine succede così, che giorno dopo giorno lo decidi tu, qual'è il centro della città.
Ed era Shibuya, con quell'incrocio dov'è cominciato tutto. La mia storia con Tokyo.
Era quel karaoke di Shinjuku dove cantavo seduta sul davanzale della finestra le mie ballate rock ai grattacieli luccicanti che c'erano tutt'intorno.
Era il ponte di Harajuku, dove è cominciata una storia diversa. Dove le parole e il sapore di Asahi in bocca contavano più di quello che succedeva nel mondo reale.
Era quello scantinato insospettabile sotto i palazzoni di Kabukicho, con i divanetti neri e i riff di chitarra e tutte quelle persone vere. La dimostrazione della potenza della musica.
Era la terrazza della scuola da dove sfidavo il caldo rovente per 10 minuti di svago. E le risate migliori della mia vita.
Era il piccolo parcheggio davanti alla Sakura house di Shin Okubo, con le hanbaiki e i neko-chan, e Nick che spuntava fuori nelle ore più assurde con dello shochu alla frutta o dei fuochi d'artificio. Quella sera che andavo in giro a piedi nudi.
Ho salutato prima lui, e Tokyo per ultima. Non avevo idea del poco che ci avrebbe messo la mia vita "vera" a prendermi a pugni in pieno viso, mentre correvo per non perdere un treno su cui neanche volevo salire. Sull'ultimo binario della mia vita tokyota, mi ricordo il caldo il sonno le occhiatacce a degli italiani casinisti. Il viaggio di ritorno è confuso, non mi sono presa la briga di fissarlo nei miei ricordi. Ma c'è un momento che mi è rimasto impresso. Ero a Roma, aspettavo il volo per Venezia. Al gate mi sono automaticamente seduta nell'angolo più lontano da tutti, per terra vicino alla vetrata come piace a me, anche se questa volta non guardavo il cielo. Ho tirato fuori il mio cellulare giapponese e l'ho acceso. La foto del ponte di Harajuku è comparsa ancora una volta sullo schermo, così come l'avevo vista ogni giorno. Ma al posto delle tacche di ricezione del segnale, un crudele OUT mi tagliava fuori dalla mia vita giapponese.
Mi sento OUT da tutto. Gente che mi passa accanto, mi prende e mi trascina prepotentemente nella sua vita per tappare un buco e poi mi ributta fuori. La costante sensazione di essere costretta ad indossare una maschera. E la rabbia nel vedere come chi sembrava mio alleato si è già adeguato, senza sforzi. Non ha più ricordi.
I could not fit in
I was the one who got caught
I was the one who got realized
I was the one who got dropped
shut up, banished, locked away
the knife that did me in, I carry to this day.
REJECTED
crossing bridges in the land of the forgotten.
Softbank!! Cavolo devo tirare fuori il mio, quasi quasi lo ricarico in qualche modo cosi lo accendo! chissa` quante cose! che ricordi succhan!
RispondiEliminaAnch'io vorrei ricaricare il mio! Ho il caricabatteria ma non l'adattatore... :(
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