Stila@the Punk Bar #0: Prologo

Oggi per la prima volta voglio parlarvi del mio bar. Come ho gia' menzionato in questo post, quando non lavoro per davvero passo le serate a spinare birra a suon di Sex Pistols in una bettola punk in mezzo ai gattacieli. Non ci vuole un genio per immaginare che io abbia ben piu' di una storia da raccontare in proposito, quindi da oggi comincia una nuova serie intitolata "Stila@the Punk Bar".
In questo post vi racconto di come e' iniziata, in quel freddo venerdi' di febbraio di un anno fa, la storia di Stila e Toru.

Siccome ci sta perfetta, Bartender di Laurel Aitken ci fara' da colonna sonora per l'occasione.



Golden Gai, Shinjuku. La Città d'Oro. Ex quartiere a luci rosse. Tra i grattacieli rigurgitanti karaoke, izakaya e hostess club si nasconde una manciata di vicoletti fumosi colmi di minuscoli bar fatiscenti uno appiccicato all'altro, uno sopra l'altro. I baristi sono dei tipi scazzati che con la sigaretta in bocca ti scrutano da dietro il bancone quando passi, oppure giovani stilosi immersi in fitte conversazioni con i clienti, o ancora vecchie signore che ti sorridono e ti fanno un cenno col capo. Nomi stravaganti, insegne fatte a mano, tettoie pericolanti e muri ammuffiti, graffiti e metallo, tubi e luci tremolanti, gatti sovrappeso che sonnecchiano fuori dai portoni, salarymen a stabilità limitata e turisti sperduti.

"Ecco le vostre birre. Questo è il menu delle canzoni, se volete potete fare una richiesta."
"Grazie... vorrei ascoltare i Cobra"

E' la seconda volta che vengo in questo bar.

La prima cosa che ti salta agli occhi quando ci entri e' il colore rosso. Ci sono circa sette posti a sedere. Le pareti sono coperte di firme, graffiti e poster di gruppi punk. In un angolo i volantini dei concerti. Alla finestra lampeggiano delle lampadine rosse e blu a forma di chitarra elettrica e vicino al bancone c'è una tartaruga. Si chiama De Niro, forse perche' quando ti fissa sembra che voglia dire "Are you talking to me?". La ragazza che mi serve da bere si chiama Yuka, ha delle lunghe trecce nere e una faccia da nonmirompereilcazzo.  Il proprietario è un possente giapponese con la cresta e una grossa voce roca da fumatore.

"Volevo chiederti un consiglio" la canzone dei Cocksparrer che sta passando ora mi ricorda l'Inghilterra
"Sto cercando un lavoro part-time... non è che conosci qualche posto che accetta gente con piercing e tatuaggi, e magari anche i capelli colorati?"
Ride.
"Se vuoi puoi lavorare qui. Qui non c'è nessun problema"
"Davvero? Posso lavorare qui?"
"Certo. La paga è bassa però, mi dispiace"
"Non importa"
"Allora cominci lunedì"

Comincio lunedì. Come nei film.



7 rockers:

  1. E... è davvero "come nei film"; ma a pensarci bene lo sono tante cose nei tuoi post ultimamente.
    Credo sarà una tra le mie rubriche preferite (intanto ti ho mandato una mail che credo apprezzerai).
    baci

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    1. Bella questa cosa che ogni volta che scrivo un post dopo un paio di giorni ne esce uno tuo ;)

      Credo di aver avuto una buona idea con la cosa delle rubriche, sono divertenti da scrivere e facili da gestire. Ne ho in programma altre di diverse e vediamo come và.
      Mail apprezzatissima :)

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    2. E' vero..ed era anche tanto che non scrivevo. Si vede che segretamente mi ispiri qualcosa...

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  2. Lavori al Golden Gai?! Ma davvero?
    Cioè, nella mia breve visita a Tokyo ci siamo sfiorate almeno 2 volte, e io alloggiavo a Kabukichou (che magnifico quartiere!) e la sera uscivo a bere in quel paio di vicoletti fumosi di cui parli.
    Fantastico. Ganbatte Stila-chan! ^^

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. Ooh figata! Magari da qualche parte ci siamo pure incrociate...
      Se ti capita di ripassare per Golden Gai cerca il bar con il poster dei Ramones sulla porta... io ci sono di giovedì e sei la benvenuta :)

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