Moi Finland #1

2 gennaio 2010.
Una macchina, tre treni, un autobus e un aereo. esattamente quello che mi ci voleva, non potrei chiedere niente di meglio. Anche se non è il massimo svegliarsi alle 4.46 di mattina per poi ritrovarsi in aeroporto alle 11.52 quando il volo parte alle 15.30..più di tre ore di tempi morti.
Ma che importa, in fondo l'aeroporto è un'espressione dell'intero concetto di "tempo morto". L'aeroporto non è di nessuno, non è nessun posto e se ci vai è solo perché ti porterà altrove.
Affascinante.


Dalle finestre dell'aeroporto il cielo sembra sempre immenso, e ogni fottuta volta ho quella sensazione. Come di sicurezza, di tranquillità e benessere.
Conosco lo scopo di tutte le persone che sono qui, le guardo una ad una cercando di immaginarmi il motivo che le ha spinte a viaggiare.
Guardo il tabellone delle partenze e mi chiedo quanto freddo farà a Mosca, se c'è il sole a Barcellona. Chiedo scusa a Londra per non averla fatta la mia meta questa volta.
Mentre l'ennesimo annuncio incomprensibile esce dagli altoparlanti, ammicco alla scritta Tampere e sorrido.


La percentuale di capelli biondi sta aumentando, eccomi seduta fra due finlandesi, gli occhi azzurri si sprecano e per una volta non sono io l'unica con la faccia pallida.
Alla mia destra c'è una coppia di ragazzi con l'aria degli artisti, soprattutto lui con un maglione grande e morbido, capelli lunghi e una specie di berretto da pittore. Volevo fargli una foto mentre stava leggendo in una posa bellissima ma purtroppo si è girato proprio in quel momento. Ha una reflex, fa molte foto. E' una Nikon. 


Certo che il personale dell'aeroporto di Bergamo non lo sa proprio l'inglese.


しょうがない Shouganai. E' successo di nuovo, non tornerei più a casa.




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