mercoledì 30 dicembre 2015

Manner Poster: Dicembre 2015

Ultimo manner poster dell'anno!
E con questo ci siamo rimessi al passo con le avventure mensili di Miteru-chan. Come ho menzionato in passato, l'anno fiscale/scolastico giapponese va da aprile a marzo, quindi nonostante il nuovo anno Miteru-chan rimarrà con noi per altri tre mesi... scommetto che siete contentissimi.

Ma veniamo al dunque!
Chissà che cosa avrà per tema il poster di dicembre. Proprio non riesco a immaginarlo. E' quindi con immensa curiosità e trepidazione, miei cari lettori, che vi presento l'ultimio manner poster del 2015:


Oh, Wow. Chi l'avrebbe mai detto. Natale.
Battendo i tasti un po' più forte per sovrastare i cori di "Oooh!" e "Aaah!", vado come sempre a presentarvi il contenuto:

Bad! まわりがよけなきゃいねかいの?(Mawari ga yokenakya ikenai no?)
Male! Sono gli altri a doversi togliere di mezzo?

E qui, signori, qui, sono costretta a levarmi il cappello da Babbo Natale e inchinarmi, prostrarmi davanti alla divina saggezza di Miteru-chan.
Forse per la prima volta, e spero per l'ultima, le do ragione.
Non so neanche da dove cominciare a descrivere il mio odio e disprezzo per quelle anime in pena che sono i camminatori con smartphone. Quelli che ogni giorno, a ogni ora, nelle stazioni più trafficate di gente del mondo, camminano guardando lo smartphone. E io che me li trovo davanti quando il mio treno sta partendo e loro vanno ai due all'ora, oppure che mi vengono incontro senza spostarsi, oppure che si fermano di botto davanti ai tornelli dei biglietti formando una reazione a catena con altre persone che stavano guardando lo smartphone, io, beh, non posso che mettere da parte la mia diffidenza verso Miteru-chan e unirmi a lei nella lotta contro queste teste di smartphone.

Ma c'è di più, miei drughi. Qualcos'altro mi ha sconvolta in questo poster, ancor di più del fatto che per una volta Miteru-chan ci ha azzeccato. Quello che mi ha sconvolta di più è stato scoprire chi c'è dietro a tutto questo. Perché l'uomo ritratto nel poster, con la borsetta a forma di pacco regalo e uno scalpo di renna in testa, l'uomo che tutti noi disprezziamo dal profondo del nostro cuore è ache l'uomo di cui una volta ci fidavamo, i cui insegnamenti ricordiamo ancora oggi e che ha reso migliori le nostre domeniche. Non avrei MAI pensato, miei cari, che dietro a tutto questo ci fosse lui.

Vi ho fregati, ha ha ha!

Guardatelo bene, non può essere altri che lui. Ora non ho veramente più niente in cui credere.

lunedì 28 dicembre 2015

Manner Poster - Novembre 2015

Novembre è stato un mese di invasioni, che ha visto svariati compagni di avventure giungere dalla lontana terra della pasta fatta bene, per esplorare le meraviglie della Metropoli.
(traduzione: sono venuti a trovarmi degli amici dall'Italia)

Tanta è stata la loro meraviglia, l'eccitazione e la commozione nel vedere per la prima volta dal vivo, unplugged, davanti ai propri medesimi occhi, il Manner Poster.

E non posso dar loro torto.


Il poster di novembre ci mostra una scena a dir poco raccapricciante: un comune salaryman, a furia di prendere la rincorsa e tirare spallate alle porte del treno che stanno per chiudersi tutti i santi giorni, ha subito una mutazione genetica e si è trasformato in un giocatore di rugby. Inconsapevole della mutazione, continua la sua immotivata lotta alle porte mentre Miteru-chan, sempre sull'attenti, si cala nella parte e fischia giustamente il fallo. Rigore per la porta, cori di approvazione dalla curva.

I passeggeri del treno sono a dir poco terrificati, tanto che il tipo a destra si controlla il polso per vedere se ha ancora le pulsazioni, e la tipa a sinistra subisce una plastica facciale permanente che la farà per sempre assomigliare a una bambola gonfiabile.

Tutto questo per dire cosa?

Bad! はさまってちゅうもく おくれてめいわく (hasamatte chuumoku, okurete meiwaku)
Male! Incastrarsi tra le porte attira l'attenzione, far ritardare il treno causa disagio

Io a volte mi domando, se facessero un poster con semplicemente scritto "non precipitarsi sul treno quando è troppo tardi", i Giappi non capirebbero? Me li immagino analizzare la frase dicendo "nah, troppo semplice, dev'esserci un messaggio nascosto da qualche parte". Qui per spiegare qualsiasi concetto c'è bisogno di un disegnino super-caricaturizzato, possibilmente in stile terza elementare.
Badate, io preferisco i disegnini eh. Mi illuminano la giornata e tengono la mente allenata quando cerco di capire cosa vogliono dire.

Che poi, a pensarci bene, il loro alfabeto (o uno dei loro alfabeti per essere precisi) è composto interamente da disegnini. Quindi forse loro non pensano in parole, ma in disegnini. Chissà come dev'essere dentro la testa di un giapponese.

Possibile rappresentazione dell'interno della testa di un giapponese

E comunque scommetto che anche loro fanno gli incubi su Miteru-chan.

lunedì 21 dicembre 2015

Manner Poster - Ottobre 2015

Le tradizioni sono tutto in Giappone. Le antiche usanze tramandate di generazione in generazione, le festività al tempio, i ciliegi in fiore, il kimono, i monaci buddisti eccetera eccetera.

E' per questo che con l'arrivo del mese di ottobre un solo avvenimento è sulla bocca di tutti: Halloween.

Ho già parlato in questo post di quanto i giappi (e soprattutto le giappe) amino Halloween: l'ennesima scusa che hanno trovato per fare cosplay. E così ovviamente, qualche giorno prima del 31 ottobre, diciamo verso fine agosto, zucche, ragnatele e fantasmini adornano praticamente TUTTO.

Quindi, non poteva mancare la versione Halloween del nostro amatissimo Manner Poster! Vediamo assieme quali mostruosità ci riserva l'edizione di questo mese.


Come se Miteru-chan avesse bisogno di un costume per fare paura.

Ed ecco a voi la frase di questo mese!

Good! ひつようなひとがさきだよね (hitsuyou na hito ga saki da yo ne)
Bene! Le persone che ne hanno bisogno vanno per prime, no?

Analizziamo la scena:

Interno giorno.
Miteru-chan, affiancata dalla versione vampiro di Miss Piggy, cerca di adescare con sorrisi rassicuranti un povero vecchio per farlo entrare in una camera a gas mascherata da ascensore. Il vecchio, che le ha probabilmente scambiate per bambine che fanno "dolcetto o scherzetto", sembra essere caduto nella trappola, anche se vuole tenere i dolcetti tutti per sé e li nasconde avidamente dietro la schiena. Questo poster vuole probabilmente ricordarci del serio problema della sovrabbondanza di persone anziane nel mondo, e della necessità di agire quanto prima per ridare spazio ai ggiovani.

Non sapremo mai se il vecchio sia caduto nella trappola preparata dalla scaltra Miteru-chan, né se quest'ultima sia riuscita a impossessarsi delle caramelle. Quello che sappiamo è che Miteru-chan ci aspetta, sicura come la morte, nel prossimo poster.

State ggiovani!

sabato 17 ottobre 2015

Manner Poster - Settembre 2015

Ogni anno, ad ogni stagione, capita che riscopri tutto quello che ti piace di quel periodo, di quel clima. L'autunno con le sue giornate arancioni, con l'aria fresca e il sole che riscalda.

Ma noi non siamo qui per comporre poesie auliche sulle quattro stagioni, siamo qui per cercare di recuperare la serie dei Manner Poster. Ci siamo quasi, e questa volta  andiamo a vedere quali perle di saggezza ci regalerà il poster di settembre.


Come ho spiegato in questo post, i giapponesi amano ribadire regole che vengono già rispettate. Non so, forse è proprio perché continuano a ribadirle che la gente le rispetta, ma invece di dissuadere la gente dal fare le cose fastidiose che fa, tipo fermarsi di botto davanti a te, di fronte al gate della stazione a cercare il biglietto durante l'ora di punta, o addormentarsi ovunque, no, loro si preoccupano della gente che parla in treno.

Come chiunque sia stato in Giappone sa, qui in treno non vola (quasi mai) una mosca. Il cellulare va tenuto in vibrazione e i passeggeri sono invitati a non rispondere alle chiamate. Non sto scherzando, e tutti lo fanno. Ogni tanto capita di vedere un salaryman che tira fuori il cellulare, si fa piccolo piccolo con la testa bassa e risponde alla chiamata con la mano davanti alla bocca sussurrando ad un volume che l'orecchio umano non è in grado di captare: "pronto...sonointreno sonointreno larichiamodopo midispiacesonointrenosilarichiamodoposcusisonointreno" e mettono giù.

Ovviamente non è vietato parlare sul treno, la gente parla, ma di solito con un tono di voce contenuto. Quando sono arrivata qui ci ho messo un po' a rendermi conto che il volume della mia voce era più alto rispetto a quello degli altri e ci è voluta qualche settimana prima che riuscissi ad adeguarmi. infatti, quando nel tuo vagone ci sono dei turisti te ne accorgi anche senza vederli, perché sono gli unici che sbraitano. Beh, loro oppure i cinesi.

Di che cosa stavamo parlando? Ah sì, il poster.

Bad! むちゅうでぺちゃくちゃってこともあるけどさ
Bad! Muchuu de pechakucha tte koto mo aru kedo sa

(Disclaimer: frase strana, non so se ho tradotto proprio bene ma il senso è quello)
"Male! Ci sono anche dei momenti in cui si è completamente assorti nelle chiacchiere, ma..."

A rappresentare visivamente "il male" in questa scena abbiamo, ovviamente... due tipi biondi. E considerando quello che ho appena scritto sugli occidentali che sbraitano in treno, possiamo biasimare gli autori del poster?
Per assicurarsi di essere uditi forte e chiaro da tutto il treno, i due barbari si aiutano con delle marionette, mentre una trafelata Miteru-chan-cappuccettorosso cerca di neutralizzarli rubando i loro fumetti.

Per oggi è tutto, alla prossima puntata!

Persone che parlano in treno

lunedì 5 ottobre 2015

Manner Poster - Agosto 2015

Sta arrivando il periodo dell'anno in cui le foglie sugli alberi sulle lattine di birra si colorano di rosso.



Oggi continuiamo con gli arretrati del famigerato Manner Poster della metro giapponese, e vediamo lo slogan di agosto.
Dopo il clamoroso scandalo nazi-razzista del mese prima, questo mese ritorna tranquillo con una regola che riguarda i bagagli. Vediamo assieme lo slogan:

にもつもじぶんのいちぶだね (nimotsu mo jibun no ichibu da ne)
"Anche il bagaglio è una parte di te"

Dunque, questo poster tratta il tema di borse/valigie/zaini ingombranti: la regola è, quando si sale in treno ogni bagaglio va spostato davanti a sé, così da essere sicuri che non stia ingombrando nessuno/schiacciando nessuna vecchietta. In effetti anch'io usavo portare la borsa a tracolla dietro la schiena in treno, a mo' di airbag per quando il vagone è affollato e si è tutti pressati l'uno contro l'altro. Non ci ho mai fatto caso prima quindi non saprei dire, ma ora che è uscito questo poster ho notato che la gente, quando sale in treno, ha sempre premura di rispettarla. I salaryman si tolgono lo zaino e lo indossano sul davanti, le tipe stringono la borsetta al petto in stile anti-scippo e via dicendo. Che abbiano iniziato a farlo dopo l'uscita del poster, oppure è sempre stato così? Se tra i lettori c'è qualche abitante della metropoli più attento di me, prego, che ci illumini tutti.



Per quanto riguarda la grafica del poster, per questa edizione hanno chiamato in causa come testimonial addirittura i boy scout, leggendari esempi di altruismo e senso civico, che si sa, sono famosi per invadere i treni in massa con i loro abnormi zaini e quella simpaticissima combinazione pantaloncini corti+calzino lungo che sputa in faccia alla logica del vestire.
Come sempre è presente il solito corteo di fantasmi nullafacenti, che ogni mese contribuisce a dare frizzantezza e vivacità alla scena.
La vera perla è però, e serve dirlo? Miteru-chan, che in versione fattorino approfitta del fascino della divisa per irradiare autorità e infondere nei cittadini il senso del dovere nei confronti del prossimo.

Peccato che sia anche l'unica che tiene la valigia in mezzo alle palle.

lunedì 28 settembre 2015

Manner poster - Luglio 2015

Io mi sono sempre considerata una persona dalla mente aperta. Che non si ferma all'apparenza, che va oltre, che cerca sempre di vedere il lato più nascosto delle cose.

Uno, però, e uno solo, è stato il significato che ho visto in questo manner poster.

Ma andiamo con ordine, anzi, con disordine: di solito vi mostro il poster prima, poi vi do un'interpretazione personale e poi vi spiego il significato del poster. Questa volta invece voglio partire dal significato che secondo loro dovrebbe avere il poster e poi vedremo assieme la mia visione delle cose. Ci state? Bene. Eccola qui:

みんなならんでまっているよ
(minna narande matteiru yo)

Tutti stanno aspettando in fila.

Ecco. Il poster di questo mese dovrebbe trattare il tema della gente che salta la coda per salire in treno. Perché dovete sapere che in Giappone la gente fa la coda per entrare in treno. Anzi ne fa due. una da una parte e una dall'altra di ogni porta, per lasciar libero il passaggio alla gente che esce.

Foto presa a caso da internet 1

Foto presa a caso da internet 2
In effetti, il 99% delle persone si mette sempre in fila per il treno. Il Giappone è l'unico paese che redarguisce i cittadini per regole che rispettano già.
Un significato di facciata, in ogni caso. O forse i giapponesi, o voi cari lettori, o tutti a parte me, interpreteranno così questo poster. Non so. Quello che so è che una frase ben diversa è affiorata nella mia mente in quella mattina di luglio, appena sono entrata nella metro e ho visto questo:



"Vietato entrare nei treni agli occidentali".

LOL. A voi il verdetto.

lunedì 21 settembre 2015

Manner poster - Giugno 2015

Devo proprio volervi bene.

Ci è voluto coraggio per affrontare questa sfida. Questo rebus. Questo codice segreto. Ma non temete miei drughi, non vi ho abandonati; non ho ceduto alla tentazione di tirarmi indietro, di fuggire, di correre urlando istericamente strappandomi i capelli; non mi sono tirata indietro nel momento del bisogno. Ho percorso quel corridoio a testa alta, e l'ho affrontato faccia a faccia. Quel maledetto poster.

E l'ho decifrato per voi.

Devo ammettere che al primo sguardo il mio cervello ha rischiato di implodere per lo sforzo di comprensione, e che mi ci sono volute non poche visite alla stazione della metro per svelare il suo significato intrinseco, ma come si dice, i testardi che non hanno niente di meglio da fare trionfano sempre.



Ammirate la maestria nel confondere lo spettatore, la raffinata arte dell'aggiungere dettagli irrilevanti. Andiamo dunque, signori, ad analizzare il significato del manner poster di giugno 2015.

Seguitemi con attenzione e cercate di non perdervi: allora, abbiamo un punkettaro/ryder, probabilmente originario del Principato di Monaco (vedi bandiera sul braccio), che entra nel treno con la sicurezza di Fonzie tenendo in una mano la sua chitarra con una rana sulla custodia e nell'altra mano una mutazione genetica tra un ombrello e un microfono. Dietro di lui Miteru-chan, vestita da rana per mimetizzarsi strategicamente con l'ambiente circostante, allunga le mani come se stesse cercando di rubargli il portafogli. Tutto questo applaudito dal solito spettatore anonimo, indossante il cappello di Petar l'amico di Heidi, così anonimo che non valeva nemmeno la pena sprecare le cartucce del colore per lui.

Mi sembra di essere in uno di quei film dove un cane cerca di avvertire il padrone di un pericolo e i padrone non capisce. "Che c'è Lassie? Che cosa stai cercando di dirmi bello?" "bau! bau!"
Che cosa potrà mai stare a significare questa scena? Perché il tipo ha un numero 6 sul braccio? Perché la rana? Perché il Principato di Monaco..??
Ok, tenetevi forte. Ecco quello che dice il poster. Ecco la rivelazione:

しっかりたためばぬれないね
(Shikkari tatameba nurenai ne)

Se lo pieghi per bene non bagna.

Se lo pieghi per bene non bagna. Se pieghi l'ombrello in modo corretto prima di entrare in treno, non gocciolerà dappertutto creando disagio agli altri passeggeri.
Questa è la rappresentazione grafica di un concetto semplice più contorta e complicata che io abbia mai visto.

Non credo di avere più parole. A voi la linea e alla prossima avventura.

sabato 12 settembre 2015

"Ambrogiappone, tu mi vizi"

Sono tornata in Italia per una settimana.



Nota per me: non tornare mai più in Italia per una settimana.

Dover programmare incontri/bevute/feste con tutti gli amici, tempo per la famiglia, impegni vari, per non parlare del cercare di mostrare più cose possibili all'ospite che mi ero portata dal Giappone... senza contare il mezzo avvelenamento da cibo che mi ha costretta a rimanere rinchiusa per un giorno. Lesson learned.

E' la seconda volta che torno in Italia da quando mi sono trasferita in Giappone: l'aura di novità ed eccitazione si è diradata e ha lasciato spazio a un'osservazione più distaccata. In particolare, questo viaggio mi ha fatto rendere conto di una realtà fino ad ora ignorata:

L'80% delle culture ha un'educazione di merda.

Il russo che al bar dell'aeroporto di Mosca ci ha fatto pagare due birre il doppio solo perché non capivamo come funzionavano le rupie. Gli indiani chiassosi che alla coda per il check-in si sono messi in fila in due per tenere il posto a 8 altre persone che sono arrivate dopo con valigie gigantesche facendosi spazio nella fila a spintoni, e il tipo dietro di me che mi ha agganciato il suo carrello bagaglio alle mie reni continuando a spingere, gli venisse la diarrea a spruzzo. Le vietnamiti che alla fila per il transito cercavano spudoratamente di sorpassarmi. L'italiano al controllo passaporti, che invece di fare il suo lavoro ha continuato a parlare per mezzo minuto con il suo collega prima di cagarmi di striscio, lasciandomi andare senza neanche aprire il passaporto. I genitori di tutte le culture che portano i bambini in aereo e poi se ne fregano se questi ultimi straziano l'anima a noi persone che abbiamo ancora una vita sociale e li lasciano correre/urlare/piangere/urlare/rompere cose/urlare, lasciali fare poverini sono tanto carini.

Devo dirlo: sono fortunata a vivere in Giappone. E' facile lamentarsi, e molte persone usano il blog come strumento per sfogarsi (l'ho fatto anch'io). Ma lasciatemi dire, niente come questo viaggio avrebbe potuto farmi apprezzare di più questo paese. Le lacrime signori, le lacrime di felicità nel rivedere persone in fila per uno e impiegati con il sorriso.

"Oh my god we're HOME. Let's never leave again".

Se solo avesero lo stracchino e i tortellini di Giovanni Rana.


lunedì 1 giugno 2015

A Day in Akabane

Sabato scorso sono stata ad Akabane.

Akabane è il quartiere dove ho vissuto per un anno prima di trasferirmi nell'appartamento di adesso. E' il quartiere dove ho incontrato il signore che mi ha insegnato a suonare il sanshin. E' un posto che amo, perché è abitato da una comunità di persone che si conoscono e si aiutano l'un l'altro, ogni bar o ristorante o negozio ha qualcosa di particolare, e vanta il livello di pazzia pro capite più alto di tutta Tokyo.

C'è la vecchietta che gestisce un negozio di alcolici, che ogni volta che vai a comprare qualcosa ti regala un uovo sodo. C'è il tipo che vende takoyaki che ogni giorno si piazza davanti al suo negozio con le braccia incrociate e la faccia seria e un cappello da polipo, ad aspettare i clienti. C'è il barbone senza gambe che suona la chitarra fuori dalla stazione, talmente male che farebbe sdegnare anche il più stonato dei boyscout. E poi la gente che si addormenta nei cespugli, i vecchietti che fanno a botte con gli ombrelli e si scontrano con le biciclette, le cinesi/filippine che stalkano i salaryman per convincerli ad entrare nel loro locale e i pervertiti gestori di kyabakura che mi fermano alla stazione chiedendomi se voglio lavorare per loro.
Tutto questo è solo un frammento di Akabane, e io l'adoro.

Ma torniamo a noi. Questa volta sono andata ad Akabane non per mangiare takoyaki, né per lavorare in un kyabakura, ma per business. Io, il mio maestro di sanshin e la nostra violinista dovevamo andare a vedere un paio di posti in cui in futuro potremmo fare un concerto.

Primo posto: un negozio specializzato in libri per bambini, aperto da poco, che il weekend ospita musicisti in una sala sul retro.
Appena entrata volevo tornare bambina. Scaffali e scaffali e scaffali di libri pieni di immagini bellissime, gatti e samurai, castelli e principesse. I marmocchi di Akabane devono sentirsi privilegiati.



Finito il soundcheck, siamo passati da un negozio lì vicino. Fuori, l'edificio era completamente coperto di rose, così tante che si faceva fatica a trovare l'entrata, e dentro c'era un negozio di vestiti e tessuti. A quanto pare a volte la padrona del negozio ogni tanto prende e sposta tutti i vestiti, mette al loro posto delle sedie e organizza dei concerti. Geniale.

Questa piccola e innocente creatura è una violinista coi controcazzi
Dopodiché abbiamo proseguito con un altro soundcheck in un piccolo music club sotterraneo sotto ad un locale di nome Enab, il cui proprietario viene sempre a vedere i nostri concerti. Finito il soundcheck la violinista, sempre piena di impegni, ci ha abbandonati e noi siamo andati a riposarci al nuovo shisha bar di Akabane, Shisha de Tree.


Birretta, shisha e sanshin. Il proprietario, Shunpei, ha acconsentito a lasciarci far prove nel suo bar.



E' passato un anno da quando ho cominciato a suonare il sanshin. E' uno strumento abbastanza facile da suonare, con solo tre corde. Ma la differenza di qualità si vede quando lo prende in mano il mio maestro.



Quando si fa ora di andare, prometto di tornare presto e rubo un paio di scatti a Shunpei.

Shunpei è uno di quei tipi che ti ispirano simpatia. Non sembra che sappia come smettere di sorridere, e a guardarlo si capisce che gestire il suo bar è tutto quello di cui ha bisogno per essere felice. E' straordinariamente alto per essere un giapponese, e porta i capelli lunghi e uno stile nel vestire che dicono "col cazzo che diventavo un salaryman".

The Master of shisha
Prima di tornare a casa, una visita è di dovere a Yoriki, il mio standing bar preferito.

E' cominciata la stagione dei tavoli all'aperto. Suoniamo il sanshin mentre le persone di passaggio per strada si fermano a ballare.


lunedì 25 maggio 2015

Le Avventure di Fuchiko #2: Keiyaki beer festival

In Giappone hanno appena scoperto l'acqua calda la birra artigianale.

Basta Asahi, Sapporo, Kirin e via dicendo, basta fare birra con talmente poco malto che non si può nemmeno chiamare birra: il consumo birraio giapponese sta cambiando. Si vedono sempre più craft beer bar e brew bar, i microbirrifici nascono come funghi e birre "speciali", giapponesi o d'importazione, si trovano in quasi tutti i supermercati.

I giapponesi non hanno mai nascosto la loro passione per l'alcol, anzi: qui uscire con i colleghi o i clienti per un drink è considerato business, e l'ubriachezza non è considerata un tabù. Indipercui, in questo ambiente così accogliente per l'afrodisiaca bevanda non poteva non arrivare la moda delle birre fiche, e in estate i festival di birra artigianale e non, economici e non, simil-Oktoberfest e non, si sprecano.

Venerdì io e Fuchiko siamo andate al Keyaki biru matsuri, un festival di birra artigianale principalmente giapponese in quel di Saitama. E' la seconda volta che ci vado, ma l'anno scorso non ho potuto godermi la birra più di tanto perché ci sono andata di domenica ed era così pieno che non ci si poteva muovere e ho dovuto stendere il telo a chilometri dal festival.

Ma quest'anno le cose sono diverse: il mio contratto freelance mi permette di scambiare un giorno lavorativo con uno di vacanza e bam! Ecco libero il venerdì. Thug life.
Ed è una goduuuuria. Ce la prendiamo con calma e arriviamo sul posto alle 3 del pomeriggio, e non solo riusciamo a vedere il pavimento, ma possiamo anche deambulare liberamente e - udite udite - scegliere un posto in cui stendere il telo! Le code agli stand della birra sono inesistenti e Fuchiko opta subito per il birrificio della prefettura di Nagano, Shiga Kogen.



Qui sono molto popolari i 飲み比べセット (nomikurabe setto), ovvero i "set per bere e comparare". Ti danno quattro delle loro birre così tu puoi assaggiare un po' di tutto. Shiga Kogen offriva una IPA, una pale ale, una weizen e una scura. Diciamo che questi set si addicono a chi è nuovo nel mondo delle birre ma io dopo un po' ho optato per i bicchieri singoli.



Il posto è molto fico, zona urbana vicino alla Saitama Super arena.

No code, yes party!


Ogni stand offre un certo numero di birre, talvolta in edizione limitata, e degli snack particolari. C'è chi cucina salsicce, chi frigge pollo, chi affumica ostriche e chi griglia patate, tutto sembra buonissimo e io, come al solito, non so mai cosa prendere.



L'unica cosa di cui non mi è ben chiara la ragione in tutto questo, e ciò vale anche per l'edizione dell'anno scorso, è il fatto che a questo festival partecipino un sacco di famiglie. Famiglie con bambini piccoli, diciamo da 1 a 8 anni. Vi immaginate portare vostro figlio all'Oktoberfest? Capisco una sagra di paese, ma un evento incentrato sull'alcol? Sarebbe etico da noi? Come verrebbero viste queste giovani coppiette che si portano dietro la prole quando vanno... a bere?
Ok, c'è da dire che da noi sarebbe probabilmente molto più pericoloso, in fondo non si sa mai di che cosa è capace la gente ubriaca, risse, bicchieri rotti, eccetera. Qui anche se uno è ubriaco, il massimo che fa è addormentartisi addosso. Quindi il problema sicurezza è pressoché inesistente.
Io però continuo a non capire, che sia perché qui non vanno di moda le babysitter? O che magari, essendo ugualmente sicure e civili, non fanno grande distinzione tra la sagra del cetriolo fritto e la festa della birra e vedono tutto come un'occasione per divertirsi e stare in famiglia? Qualunque sia la ragione, il mio verdetto rimane invariato: non credo dovrebbero essere permessi marmocchi in un festival dove il tema principale è bere.

Il massimo dell'ubriachezza molesta in Giappone


Quando si fa sera la situazione comincia a scaldarsi, il posto si riempie di salarymen usciti di fretta dal lavoro per infilare un tavolino da campo negli spazi ancora liberi tra i teli della gente, e la situazione agli stand della birra comincia a farsi un po' più accalcata, ma niente di insopportabile. Se c'è una cosa che apprezzo di questo paese è che i giapponesi sono capaci di divertirsi come matti, senza dare fastidio a nessuno.

Anche quando portano dei bambini al festival della birra.

Qui potete ammirare il nostro telo in zona VIP con tavolino rosa, la riunione di famiglia sullo sfondo e i salarymen appena arrivati sulla destra

P.S.: andate a vedervi il link che ho messo all'inizio del post sull'Happoshu, è molto interessante.

mercoledì 20 maggio 2015

Stila@the Punk Bar #1: Never Mind Saper Spinare la Birra

Sto battendo i denti nelle viuzze ancora deserte di Golden Gai. L'uomo che aspetto è in ritardo.

Agosto 2010.
Non ricordo quale notte, ma una delle ultime. Era qualcosa come le 5 di mattina e quelle che erano state bambole dall'aspetto perfetto la sera prima stavano trascinando i loro tacchi rotti verso la stazione, con il trucco colante e i finti boccoli sgonfi. Non so come ci sia finita, ma non avevo idea di dove mi trovassi: gli edifici minuscoli e sgangherati, i cartelli in inglese ridicolo e le porte colorate, i tubi arrugginiti e le insegne spente, tutto deserto. Alla fine di un vicoletto buio mi ricordo che c'era un poster dei Sex Pistols, Never Mind the Bollocks, sulla porta di un bar.

Febbraio 2013.
Aspetto impaziente appoggiata alla porta del bar, guardando a destra e a sinistra a intervalli regolari perché non so da che parte arriverà. Avevo paura di perdermi a venire qui, quindi sono partita in super anticipo, e infatti mi sono persa un paio di volte prima di arrivare. Continuo a distrarmi e il mio sguardo cade sulle insegne ancora spente, sulle porte stilose, sui condotti di ventilazione appesi ai muri, sulle finestrelle minuscole.
L'Uomo Con La Cresta sbuca da dietro l'angolo. E' inconfondibile con la sua corporatura massiccia e il passo pesante, il giubbotto di pelle, i jeans cascanti e le all star consumate. Mi saluta, apre il bar e mi fa strada. Prima di entrare lancio un'occhiata distratta al poster scolorito dei Sex Pistols.

Non ho mai lavorato in un bar, né in Italia né in Giappone né da alcun'altra parte. Lui mi mostra come pulire il pavimento e il bagno e io mi metto al lavoro metre lui traffica con il computer. Sussulto quando parte della musica OI! a palla. Mi mostra come pulire il bancone, dove mettere il cartello, come contare i soldi (io no matematica, aiuto) e varie altre cose. Siamo pronti ad aprire. Lui alza il volume e si siede al bancone. E' ufficialmente iniziato il mio primo giorno da barista.

Arriva il primo cliente. Irasshaimase. Costui è colui che d'ora in poi chiamerò affettuosamente il mio salaryman e che, essendo un habitué, si è prestato come cliente-tutorial. Risponde al nome di Inoue.

Lezione numero uno: Inoue-san beve sempre e comunque Zubrowka on the rocks.



Peccato che io non abbia idea di che cosa sia. Ah, è una vodka. Con un filo d'erba dentro. Ok. Tenga signor Inoue-san, le ho versato la Zub-cosa.

Lezione numero due: nel nostro bar i clienti possono fare richieste musicali.
Dopo aver servito da bere chiedi al cliente se vuole ascoltare qualcosa in particolare e dagli la lista dei gruppi.
L'Uomo Con la Cresta incita Inoue-san a guardare la lista e richiedere qualcosa. Lui ride e la prende in mano (in seguito scopro che i clienti abituali non guardano la lista, perché noi sappiamo già che gruppi ascoltano. I gruppi preferiti di Inoue-san sono Ramones, Buzzcocks e Bloodthirsty Butchers).
Questa volta non c'è nessun problema, penso io. La musica è il mio forte. Non ti deluderò Uomo Con la Cresta.
Mio salaryman: "Mmm... ok, allora mettimi *@##@\"
Io: "(・:゚д゚:・) ahem, come prego?"
Mio salaryman: "Ho detto Kr***shu"
Io: "(@_@)"
Uomo Con la Cresta: "Ha detto KURASSHU"
Io: "Ah, ok. Kurasshu. Sì, subito. Sarà una punk band giapponese, immagino. Ora li cerco. Kurasshu, Kurasshu, Kurassh... aspetta un attimo. Kura... Cra... Cla...

...Mi scusi ma intendeva forse i Clash?

Mio salaryman+Uomo Con la Cresta: "Sì!!"

*stonk* Stila cade a terra.

Da questo momento in poi imparo che ogni volta che un giapponese richiederà un gruppo straniero, dovrò fare la conversione Katakana-Inglese per capire che cosa vuole ascoltare. Qui sotto un piccolo estratto dal vocabolario Treccani Punk di Stila:

Kurasshu → Clash
Sekkusu Pisutorusu → Sex Pistols
Ramonzu → Ramones
Dabiddo Boui → David Bowie
Suuji → Siouxie (and the banshees)

Mentre comincio a prendere appunti per la futura creazione del Treccani, un altro cliente fa la sua apparizione e ordina una birra.

Lezione numero tre: come si spina la birra
Ok, qui so già che i vari mastri birrai che sono tra i miei spettatori mi prenderanno immensamente per il culo, ma all'inizio non ero assolutamente capace di spinare la birra. La mia prima esperienza è andata più o meno così:
"Inclina il bicchiere in questo modo e poi raddrizzalo lentamente mentre spini, in questo modo non esce troppa schiuma". Ok capito. Ora prova tu. Ok nessun problema.

*Stila prova a spinare la birra*

Fatto. E' tutta schiuma signor Uomo Con La Cresta.
Dopo il quinto tentativo capisco che la spina non mi riconosce ancora come leader, mi giro a guardarlo e dico scusa, ti sto facendo fuori tutta la birra, ma lui ride e si allunga per spinarla lui. Che cosa faccio con la birra venuta male? Bevila se vuoi, mi dice, sempre ridendo. Anche il al cliente assetato sfugge un ghigno.
Vabé, almeno il fattore intrattenimento c'è.

Lezione numero quattro: scrivi quello che i clienti ordinano e il relativo prezzo sul blocchetto. Per contare i drink si usa un sistema a gruppi di 5 simile al nostro dove si fanno quattro righe verticali e una orizzontale, come quando si contano i giorni in prigione. In Giappone però invece delle linee si disegna un tratto di questo kanji: 正

Dopo un altro paio di birre e 15 bicchieri di schiuma, il secondo cliente mi saluta. Gli faccio il conto (io no contare yen, aiuto) e il resto della serata passa relativamente tranquillo, imparando come fare gin&tonic (va beh, a questo ci arrivavo anche da sola), highball e altre cose. Riesco perfino a fare conversazione con qualche cliente, anche se il mio livello di giapponese non è ancora abbastanza alto per capire che cosa sta dicendo uno mezzo ubriaco sopra ai Dead Kennedys a volume 81. Ma c'è tempo. A mezzanotte l'Uomo Con la Cresta mi dà il cambio. Per oggi hai imparato abbastanza, ci vediamo questo sabato.

Ero in Giappone da un mese. 
Lui è Thor, e io lavoro all'Hair Of The Dogs di Golden Gai.


martedì 12 maggio 2015

Il Trip dello Zangyo

Basta poster e Miteru-chan per un po', oggi voglio condividere con voi qualche piccolo episodio scioccante della mia vita lavorativa.

Premessa: non so quanti di voi lo sappiano, ma io al momento lavoro in una compagnia giapponese. Grande compagnia nel campo dell'elettronica, palazzone di metallo e vetro di 20 piani ecc. Lavoro in un team composto per metà da traduttori madrelingua e per metà da giapponesi, che collabora con un team di programmatori tutti giappi.

Premessa2: non so quanti di voi lo sappiano, ma in Giappone c'è una cultura del lavoro un po' diversa dalla nostra: tradizionalmente, se fai la vita del salaryman l'azienda in cui entri appena finita l'università è l'azienda in cui lavorerai per tutta la vita; farai la gavetta e avanzerai lentamente di promozione in promozione, fino a (forse) diventare dirigente, quando avrai tipo 50/60 anni, per poi essere gettato via e dimenticato quando andrai in pensione. Ora, c'è da dire che questa realtà sta cambiando, i giovani non hanno più molta voglia di sbattersi per niente, vogliono fare esperienze, si sposano di meno, a volte vanno a vivere all'estero per un po'... insomma le cose si stanno muovendo. Resta comunque il fatto che sono in molti a fare questa vita, seguendo un copione scritto da qualcun altro in cui l'azienda è la loro casa e la loro vita e il resto sono solo frivolezze che non contano.
In questo contesto lavorativo, fare gli straordinari (in giapponese zangyou-残業) va molto di moda. Diciamo che in altri stati se fai il tuo lavoro bene e finisci in orario o anche prima, vieni premiato; qui vieni premiato se lavori il più possibile, senza necessariamente essere produttivo. L'importante è mostrare fedeltà all'Azienda.
Ma se questa è una cosa tipicamente giapponese, che cosa succede ad un gaijin (straniero) che entra in un'azienda giappa? Beh, dipende dall'azienda. Conosco persone che fanno esattamente la vita del salaryman e persone che no. In molti casi credo si possa dire che sta un po' al suddetto gaijin costruirsi un'immagine. Voglio dire che se dal primo giorno che lavori rimani più del dovuto, i tuoi datori di lavoro si aspetteranno che tu lo faccia sempre. Invece se fai il tuo lavoro bene e esci all'ora giusta, di solito lo accettano come il tuo metodo di lavorare e morta lì. Certo, forse legherai un po' di meno con i colleghi, che andranno a bere una sera sì e una no quando escono dal lavoro alle 10 pasate, ma in fondo chi se ne importa, almeno tu hai ancora una vita sociale e un fegato.
Per me vale quest'ultima opzione: intanto non sono una shain (社員), cioè una dipendente diretta dell'azienda, ma lavoro per una kyouryokugaisha (協力会社), praticamente in subappalto. E da un mese ho pure un contratto freelance, quindi non sono shain nemmeno di quest'ultima azienda. E il contratto conta, è come un anello di fidanzamento con l'azienda. Nel mio caso è più come se ci andassi a letto ogni tanto, ma niente di serio. Tutto questo significa che, a differenza dei dipendenti veri e propri non sono tenuta a giurare fedeltà e amore eterno alla compagnia, ma solo a lavorarci. Poi se voglio fare straordinari non me lo impedisce nessuno eh, ma diciamo che da me non se l'aspettano.

Alla faccia della premessa. Ma mi serviva questa piccola introduzione per potervi meglio servire i seguenti mini-episodi tratti da mia personale vita che ogni tanto mi bloccano la crescita.

Episodio 1: Ogni tanto, forse un paio di volte al mese, alle 5 fanno passare un annuncio sugli altoparlanti, con una vocina carina carina che ci informa che quel giorno è il "no zangyo day", e cioè il "giorno del non-straordinario", e invita tutti a tornare a casa all'ora giusta. La prima volta che l'ho sentita ho chiesto alla mia collega se tutti sarebbero tornati a casa presto quel giorno, e lei mi ha riso in faccia. Una risata alla Voldemort.

Episodio 2: L'altro giorno, durante la solita riunione mattutina (inutilerrima tra l'altro), uno degli shain ha pronunciato la seguente frase: "oggi a causa di un'impegno sarò costretto ad uscire in anticipo alle 5 e mezza, scusate". Alché un altro shain ha commentato: "beh, veramente non è in anticipo, è l'ora giusta". Risatine nervose.

Episodio 3: Questo lunedì, durante l'assemblea generale (più utile ma noiooooosa), uno dei manager ha annunciato che sono state modificate alcune regole riguardo agli straordinari e ce le ha spiegate. Il primo punto era che sostanzialmente non si dovrebbe rimanere in azienda fin dopo le 10 di sera: a quest'affermazione è seguito un coro di sbuffi e brontolii, come a dire "ma che rompipalle questo". Qualcuno aveva anche un'espressione lievemente sconvolta.

Penso che certi giapponesi siano drogati di zangyo. Lo fanno anche se non ce n'è bisogno, anche se gli viene detto di non farlo, anche se hanno moglie e figli che non vedono mai. Lo stato ha fatto delle leggi, ma per ora sono solo superficiali e ci vorrà un po' perché la gente si disabitui a questo stile di non-vita. A volte penso che in qualche modo le cose stiano andando meglio di quello che sembra, in fondo si cominciano a vedere miriadi di giacche e cravatte riversarsi nei treni già dalle 5 del pomeriggio, il che mi fa pensare che in fondo in fondo tutti stacanovisti non siano, a partire da alcuni dei miei colleghi che alle 6 si volatilizzano. Ma poi leggo le email della mia collega del giorno prima e sono scritte alle 23:29, e vedo uno dei programmatori che è venuto a lavorare il giorno dopo che è nato suo figlio, e il responsabile del mio team che dopo essere usciti a bere si è fermato a dormire in azienda perché non aveva cazzi di tornare a casa, e penso: che bello essere gaijin.

I giapponesi e il lavoro: no one can live while the other survives.

lunedì 4 maggio 2015

Manner poster - Maggio 2015

Pensavo, io.

Di aver capito tutto della vita. Dell'esistenza. Dei movimenti cosmici. Dei manner poster.
Miteru-chan mi ha fregata ragazzi. Mi ha fatto credere che mi sarei sbarazzata di lei, che ci saremmo sbarazzati di lei, quando invece l'orrore era appena all'inizio...

Vi ricordate la scorsa settimana, Quando ho detto di essermi sbagliata a contare i manner poster, che pensavo che la serie di quest'anno fosse finita e invece ne mancava ancora uno, che era leggermente diverso dagli altri e dove Miteru-chan entrava di prepotenza nella scena, e c'era un sipario eccetera eccetera? Ecco.
Peccato che l'altro giorno sono scesa in stazione e mi sono ritrovata davanti questo:


Prima c'è stata la confusione, poi la comprensione seguita dall'orrore, l'impotenza e la desolata rassegnazione.
Ho controllato su internet e ho scoperto che, cari i miei lettori, la serie di manner poster del 2015 sarà disegnata dallo stesso autore e avrà come protagonista Miteru-chan.

Questi sono i giorni in cui rimpiango di aver abbandonato Larry. Non posso picchiare nessuno.

Ah, ma non potete tirarvi indietro ora, miei Drughi. E' troppo tardi per scappare. Ci siamo dentro insieme, e insieme affronteremo quegli occhi vitrei e quello sguardo da serial killer. Ogni fottuto mese.

Non tergiversiamo, quindi, e andiamo ad analizzare questo secondo poster della serie, che riprende uno dei drammi contemporanei più discussi dai media, ricorrente motivo di preoccupazione nei quartier generali dell'FBI e di Scotland Yard: quelli che ascoltano la musica col volume delle cuffie troppo alto.
La scritta dice: しー!ボリュームダウンでマナーアップ(Shii! Boryumu daun de manaa appu), che traduce in "Sst! Abbassando il volume alzi le buone maniere". Come testimonial di questa campagna contro le forze del male abbiamo nientepopodimeno che un biondissimo Lodovico Van, che poverino, tutti sanno che è duro d'orecchi e per sentire qualcosa deve mettere il volume al massimo... tutti tranne i giapponesi, apparentemente. Seduta vicino a lui sta un'esile creatura, probabilmente lontana cugina di Casper, che per qualche ragione a me incomprensibile ha una paura ossessiva che Lodovico le scippi la borsetta. Si sa, una volta che ascolti la musica alta in treno la strada per il mondo del crimine è spianata. There's no going back, baby.
Tutto questo abilmente "orchestrato" dalla sempre più terrificante Miteru-chan, che ora sappiamo non essere assolutamente capace di annodare una cravatta. Non si capisce bene se stia dicendo "sst, non bisogna fare rumore" oppure "sst, tu non hai visto nulla...". A voi l'interpretazione.

Non siate timidi e fatemi sapere le vostre impressioni, io leggo e rispondo quasi sempre. Spero di riuscire presto a pubblicare qualche altro post che non sia sui manner poster, per variare un po'.
Buon lunedì pomeriggio e non dimenticatevi di chiudere a chiave.

p.s.: 50 punti a chi si ricorda di Larry.

lunedì 27 aprile 2015

Manner poster - Aprile 2015

Pensavo, io.

Di fare un post col botto sul primo poster della nuova serie di manner poster della Tokyo metro del 2015. Il primo aprile ho marciato tutta convinta giù per le scale della stazione, smartphone alla mano ed eccitazione a mille, consapevole di essere uno dei primi esseri umani a testimoniare la venuta della nuova Serie. Che sia stata colpa delle mie ben risapute scarse doti in matematica? Oppure uno scherzo del fato?

Fatto sta che, cari lettori, quello che mi aspettava non era quello che mi aspettavo. Il dubbio, la confusione, lo sbalordimento erano alle porte...

Ne avanzava uno. Rega', la serie non era ancora finita.

Postilla: ricordiamo che in Giappone l'anno scolastico/fiscale/poetico va dal 1 aprile al 31 marzo; ergoindipercui io pensavo che il poster di marzo sarebbe stato l'ultimo della serie di quest'anno. E invece no. Boh.

Ed eccolo, in tutto il suo inaspettato splendore, l'ultimo dei mohicani dei manner poster che vado, inaspettatamete, a presentarvi.


A prima vista, è un casino ragazzi. Non so da che parte cominciare. Se dal sipario, che simboleggia l'atto finale, o da Miteru-chan che ha abbandonato la sua posizione secondaria col fischietto ed è entrata nella scena scatenando il terrore generale... dio, ho bisogno di un drink.

*beve drink*

Aaaah. Dunque.
La scritta. Come sempre cominciamo dalla scritta. Lo slogan di questo mese comincia con un audace "hey!" per enfatizzare la tensione del momento, e recita: とおせんぼはやめておくれよ (toosenbo wa yamete okureyo), che grossolanamente significa "smettila di stare in mezzo alle palle!".
L'immagine, con cui io empatizzo particolarmente, mostra questi tre caproni che stanno in piedi davanti alla porta, impedendo così a chiunque di salire o scendere dal treno senza doversi stringere o spintonare. Le loro facce, soprattutto quella del tipo al centro, gridano "non ho la più pallida idea di quello che sta succedendo attorno a me". Ma per fortuna c'è Miteru-chan, che dopo un anno di impotenza davanti alle trasgressioni alle buone maniere del treno si è finalmente resa conto che quel suo dannato fischietto non serve a una cippa e ha deciso di fare lei lo sporco lavoro. In un'improbabile tenuta da cowgirl si prepara a mettere in riga i caproni con il suo lazo, su un piede solo e senza nemmeno oltrepassare la linea bianca. Che donna.

Non ho altro da aggiungere per questa (spero) ultima edizione del manner poster di quest'anno. Siccome il post è in ritardo, fra qualche giorno potremo già scoprire la nuova serie... e stavolta si fa sul serio.

Da una Tokyo che sta cominciando a scaldarsi, restituisco la linea allo studio e ringrazio chi mi legge per non aver perso la fiducia in me. Questo blog è importante e non voglio assolutamente smettere di scrivere, mi piace troppo. Quindi, anche se a volte sto in silenzio per qualche settimana, sappiate che fremo sempre dalla voglia di scrivere e ho una lista chilometrica di post che attende solo di essere digitata e pubblicata.

Arigatou!

P.S. Ecco la risposta al quiz di questo post: si tratta di un love hotel!

giovedì 23 aprile 2015

Frammenti di Tokyo #6: le Strade Della Vita

E' una delle prime notti in cui non si gela a Tokyo.

E' un'ora e mezza che camminiamo, questa città non finisce mai. Seguendo il GPS attraversiamo zone residenziali, viuzze in salita, salaryman che tornano a casa con la cena in una borsa della spesa, profumi di vari cibi che escono dalle finestre, silenzio e gatti scazzati. Questa sera niente treno verso casa.

Arriviamo alla strada principale. O meglio, alle strade principali. Sono tre, una sopra l'altra, sostenute da enormi pilastri vibranti, e rombano senza sosta.



Dopo un po' ci fermiamo ad un incrocio, per riposare le gambe. Un taxi rallenta e sosta a pochi metri da noi. Dentro c'è una ragazza abbastanza giovane, forse sui trenta, snella e con un taglio di capelli a caschetto che sembra fresco di parrucchiera. Apre la porta e vomita sul ciglio della strada. La mascherina che portava le cade a terra, la borsa le scivola sul braccio, lei cerca di sistemarla senza toccarla con le mani. Risale in macchina con tutta la compostezza di cui è capace e chiude la porta, l'autista le porge un fazzolettino che lei accetta con un piccolo inchino. Il taxi riparte.

Ripartiamo anche noi.

venerdì 27 marzo 2015

Life Starts on a Tuesday.

Ehilà, era da un po' che non ci sentivamo.

Scrivo alle 12:06 di un venerdì di non lavoro, sul mio fido divano nero a godermi una completa solitudine che non avevo da tempo.
Ho qualche foto sparsa dalle settimane passate che volevo condividere mentre parlo di un po' di roba a caso.

Prima di tutto, i sakura sembrano avercela fatta anche quest'anno. Ho visto il mio primo alberello un po' di settimane fa:


Yeah, fra qualche giorno si fa hanami. Prometto foto fighe, che da un po' di tempo vi dovete accontentare di quelle fatte dal mio cellulare.

Quindi. La prossima settimana comincio a  lavorare da freelance. Il titolo del blog ritorna ad avere un senso, come la mia vita.
Sono venuta in Giappone due anni fa, dopo aver lasciato un lavoro da ufficio con la promessa di non rifarlo mai più. Quella promessa si è incrinata quando, per ottenere un visto lavorativo ho dovuto cercarmi un lavoro full time qui. Troppo difficile cominciare subito da freelance, troppe carte e troppo rischio che l'immigrazione non riconosca il tuo lavoro. Quindi ho avuto un cambio di priorità, e il sogno di diventare location indepentent è passato momentaneamente in secondo piano mentre cercavo di trovare un modo per rimanere in Giappone. E l'ho trovato, chiamatela botta di culo, probabilmente lo è stata, ma ho trovato qualcuno che aveva bisogno di un traduttore italiano. Lavoro in ufficio, ma decisamente non male: paga decente, lavoro interessante, team di traduttori composto per metà da stranieri e per metà da giapponesi, uso del giapponese sul lavoro e conseguente miglioramento delle mie skills, gente simpatica e nerd delle lingue come me, niente cubicoli, stanzona tutta per noi con scrivanie grandi, e nonostante fosse una compagnia giapponese conosciuta in tutto il mondo nel mio team nessuno era in giacca e cravatta e mi hanno perfino lasciato tenere il piercing. Chiamalo poco.

Macchinetta del caffè giapponese
Ottenuto il visto, siamo andati avanti a contratti di tre mesi fino a questo momento, il momento in cui io ho deciso che potevo ricominciare a occuparmi della mia missione, ovvero costruirmi un lavoro dove posso lavorare quando lo dico io, quanto dico io, per chi voglio io, da dove voglio io. Io io io, mia vita, no uffici, combatti il potente, anarchy in the UK.

Ahem.

Ed è stato divertente, sapete? Dire ad un'azienda giapponese che, in fondo, non hai intenzione di dedicare a loro tutta la tua vita.
Prima di tutto ho parlato con il mio superiore, nel meeting per rinnovare il nostro contratto in cui lui voleva offrirmi di lavorare per un periodo più lungo, e devo dire che è stato molto bravo a controllare i muscoli facciali quando gli ho detto "ssì, però sai cosa? Da aprile potrò lavorare solo tre giorni alla settimana".

Tempietto carino scoperto durante una passeggiata dalle parti di Shinjuku

Prima di poter firmare il contratto, abbiamo dovuto informare la compagnia di questo cambiamento, quindi il mio superiore ha avuto un meeting con i manager del nostro gruppo, ha spiegato loro la situazione, poi è tornato da me e mi ha comunicato la loro risposta, che era "non potresti lavorare almeno 4 giorni?" e io gli ho detto di no ma che posso lavorare con orari flessibili, alché lui lo ha detto a loro e loro hanno detto "hmm, ok".
Ma non è finita. Abbiamo poi dovuto comunicare questo cambiamento alla mia collega. Ogni traduttore madrelingua nel nostro team lavora assieme ad un giapponese che parla la stessa lingua, e la mia collega è questa tipa di età idefinita, forse tra i 40 e i 50 anni, che tra l'altro mi sta molto simpatica e mi piace lavorarci assieme, parla con l'accento Torinese e ha tradotto cose per Olly e Benji. L'unica cosa è che è una stacanovista assurda, non va mai a casa prima delle 9 e a volte rimane anche fino alle 11 passate, anche se non c'è niente da fare. Questo naturalmente fa sembrare che nel team italiano io sia quella che non fa niente, ma pazienza.
Insomma, abbiamo avuto questo meeting, io, lei, il mio superiore e i due manager, in cui il mio superiore (che è responsabile per me) ha spiegato a lei la situazione e in cui ho dovuto scusarmi infinite volte. Tipo, non credo di essermi mai inchinata per così tante volte consecutive.
Il mio superiore le ha detto che voglio cominciare una carriera da freelance, e poi ha cercato di prendersi lui la "colpa" dicendo che forse in passato è stato lui a spingermi a fare questa scelta dicendomi che non sapeva bene per quando tempo questo lavoro sarebbe continuato eccetera eccetera, io dentro di me pensavo wow. E' come se stessero parlando della loro figlia che ha cominciato a drogarsi.

Chi indovina che cos'è questo? (risposta nel prossimo post)

Per finire il discorso, mi hanno detto di sì. Da aprile sarò freelance.
Ovviamente lavorerò ancora in ufficio all'inizio, ma mi sembra un'ottima transizione verso l'indipendenza: mantenere un'entrata monetaria regolare finché non avrò una base solida di clienti.

Evento White Decadance al Christon Cafe di Shinjuku. Era da tanto che non andavo più in un club. Un party fuori di testa ai livelli che solo Tokyo. Il robot si muove, è guidato da una persona e pieno di lucine fuori di testa. E aveva anche le ali.

Era da tanto che non parlavo più di queste cose, sono soddisfatta. Primo anno in Giappone: capire che cosa voglio, chi sono e dove sto andando; secondo anno in Giappone: trovare un modo per rimanere qui, farmi un visto, trovare un appartamento decente; terzo anno in Giappone: intraprendere la strada verso l'indipendenza lavorativa, la libertà di vivere lo stile di vita che sogno. La libertà, se lo voglio, di lavorare di notte, da un bar o da un parco, di non lavorare, di lavorare il weekend e andare a Disneyland di martedì.


Tuesday night's when the storm's gonna settle down.
Rancid

martedì 3 marzo 2015

Manner poster - Marzo 2015

Buon Hina matsuri a tutti!
Come ho spiegato nel post precedente, oggi è la festa delle bambole assassine. Al lavoro c’era il menù a tema e perfino l’interfaccia di google rende omaggio a questa ricorrenza.



L'artwork raffigura il Nagashibina, l'antica usanza di far trasportare via dal fiume le bambole che hanno assorbito gli spiriti maligni, a cui è ispirato l'Hina matsuri.

Ordunque, come promesso oggi vedremo l’ultimo manner poster della serie di quest’anno (ricordiamo che in Giappone l’anno scolastico e quello fiscale vanno da aprile a marzo), quindi fiato alle trombe e facciamo entrare la pazzia!


Beh, ad un primo sguardo non sembrerebbe niente di speciale. Sinceramente, devo dire che mi ha un po’ deluso. Ma andiamo con ordine.
Siamo fuori dal treno, a destra c’è una fila composta dalla zia di Hello Kitty, Simba e Babar che attendono diligentemente il loro turno di salire in treno, mentre  il coniglietto (di Pasqua? Chissà, come tempistica siamo lì) scende dal vagone con la sua calma facendo l’universale segno del pollice alzato che sta a significare “tutto occhei zio”.
La cosa inquietante del poster sono queste tre matrioske parcheggiate in doppia fila che ostruiscono il passaggio, di cui nessuno sembra essersi accorto.
La didascalia dice: ならぶとのりおりしやすいね (narabu to noriori shiyasui ne), che significa più o meno “se ci si mette in fila è più facile salire e scendere”.
Ora, a parte che questo i giapponesi lo fanno già, non mi sembra che il poster stia mostrando un esempio molto valido. Nelle stazioni giapponesi, il punto esatto dove si fermerà la porta di ogni carrozza è segnato sul pavimento del binario, le persone si mettono in fila per due davanti a questi segni e quando le porte del treno si aprono si formano due file da uno ai lati della porta, si aspetta che tutti scendano e poi si sale. Niente a che vedere con le matrioske in doppia fila del poster. Che sia un classico esempio di allievo che supera il maestro? Oppure potrebbe essere che il coniglietto ha origini greche e che quindi in realtà stia mandando le matrioske a quel paese… lascio a voi il verdetto.

Terminiamo dicendo addio, forse per sempre (spero) a Miteru-chan, prode paladina delle buone maniere dallo sguardo benevolo e per niente inquietante. Sayonara Miteru, spero che ti buttino nel fiume assieme alle bambole assassine dell’Hina Matsuri.


Detto questo, attendiamo con trepidazione l'inizio della nuova serie e il prossimo post di Stila!

domenica 1 marzo 2015

Ogni stagione comincia con una birra

Qual è la prima cosa che vi viene in mente pensando al mese di marzo? Per me è il colore rosa.


Come abbiamo già visto in passato, nel marketing le ricorrenze e le stagioni sono rigorosissime e completamente insensibili al fatto di essere vergognosamente i anticipo. Come è successo per la birra autunnale e quella invernale, anche quella primaverile non ha tardato a mostrarsi, nonostante non ci sia traccia di fiori di ciliegio da nessuna parte.

Le ricorrenze sono parecchie in questo periodo, ad esempio fra due giorni si celebra l'Hina Matsuri (festa delle bambole), in cui si prega per la salute e la bellezza di tutte le bambine, e lo si fa esponendo delle bambole raffiguranti l'imperatore, l'imperatrice e la corte imperiale vestiti con abiti del periodo Heian (794-1185). La cosa assolutamente terrificante di questa festività è che è fondata sulla credenza che le bambole assorbono gli spiriti maligni e le malattie, per cui si spera che le bambine passino tutte le loro sfighe alle bambole (che diventeranno sicuramente possedute e cominceranno a decapitare gente nel sonno, penso io, ma va beh). Ovviamente i supermercati si riempiono ancora una volta di merchandising sul tema:

In alto i sacchetti di arare, cibo consumato per l'occasione. Sono delle specie di confetti croccanti fatti col riso


Piccola nota cromatica: i colori tipici di questa festa sono il bianco (neve), il verde (terra) e il rosa (fiori di ciliegio); tutto questo sta a simboleggiare l'inverno che finisce, la neve che lascia spazio alla terra e i fiori che sbocciano.


Sono pienamente consapevole di aver saltato una settimana, infatti ho già un modo per rimediare al danno: vi beccate un post anche domani ;) e non un post qualsiasi, bensì il post sull'ultimo manner poster di quest'anno. Stay tuned.

Questa settimana sono anche riuscita a suonare il sanshin per la prima volta dopo quasi due mesi, è stato bello vedere che non mi sono dimenticata tutto, e in più mi è mancata Akabane.

the wild Akabane


E il suo Shisho.


Tra l'altro pare che d'ora in poi avremo il permesso di suonare il sanshin in uno shisha bar, dato che il Shisho conosce tutti ed è un po' il boss di Akabane, e io non vedo l'ora perché oltre ad essere uno shisha bar ha pure i divanetti e un'altalena. Cioè, il paradiso.

Lo so, sto parlando a vanvera, e spero che almeno vi piacciano le introspettive sul Giappone con le foto, ma la verità è che non sono mai stata attiva come ora. Non posso ancora dire cosa e come, ma sto lavorando per guadagnare quella libertà che mi ha spinta a creare questo blog, quella che mi ha spinta a trasferirmi in Giappone. Sappiate solo che ha a che fare con la traduzione e che al momento sto creando un portfolio, il che giustifica in parte l'essere così occupata. Per ora vi dovrete accontentare di questi post misteriosi, ma a tempo debito saprete. Sì, sempre che ve ne freghi qualcosa :P

Per oggi vi lascio con una foto del mio ultimo acquisto per la squadra di Fuchiko, che mi ha fatto ridere non poco. La Fuchiko di colore.


A domani miei drughi.