lunedì 28 settembre 2015

Manner poster - Luglio 2015

Io mi sono sempre considerata una persona dalla mente aperta. Che non si ferma all'apparenza, che va oltre, che cerca sempre di vedere il lato più nascosto delle cose.

Uno, però, e uno solo, è stato il significato che ho visto in questo manner poster.

Ma andiamo con ordine, anzi, con disordine: di solito vi mostro il poster prima, poi vi do un'interpretazione personale e poi vi spiego il significato del poster. Questa volta invece voglio partire dal significato che secondo loro dovrebbe avere il poster e poi vedremo assieme la mia visione delle cose. Ci state? Bene. Eccola qui:

みんなならんでまっているよ
(minna narande matteiru yo)

Tutti stanno aspettando in fila.

Ecco. Il poster di questo mese dovrebbe trattare il tema della gente che salta la coda per salire in treno. Perché dovete sapere che in Giappone la gente fa la coda per entrare in treno. Anzi ne fa due. una da una parte e una dall'altra di ogni porta, per lasciar libero il passaggio alla gente che esce.

Foto presa a caso da internet 1

Foto presa a caso da internet 2
In effetti, il 99% delle persone si mette sempre in fila per il treno. Il Giappone è l'unico paese che redarguisce i cittadini per regole che rispettano già.
Un significato di facciata, in ogni caso. O forse i giapponesi, o voi cari lettori, o tutti a parte me, interpreteranno così questo poster. Non so. Quello che so è che una frase ben diversa è affiorata nella mia mente in quella mattina di luglio, appena sono entrata nella metro e ho visto questo:



"Vietato entrare nei treni agli occidentali".

LOL. A voi il verdetto.

lunedì 21 settembre 2015

Manner poster - Giugno 2015

Devo proprio volervi bene.

Ci è voluto coraggio per affrontare questa sfida. Questo rebus. Questo codice segreto. Ma non temete miei drughi, non vi ho abandonati; non ho ceduto alla tentazione di tirarmi indietro, di fuggire, di correre urlando istericamente strappandomi i capelli; non mi sono tirata indietro nel momento del bisogno. Ho percorso quel corridoio a testa alta, e l'ho affrontato faccia a faccia. Quel maledetto poster.

E l'ho decifrato per voi.

Devo ammettere che al primo sguardo il mio cervello ha rischiato di implodere per lo sforzo di comprensione, e che mi ci sono volute non poche visite alla stazione della metro per svelare il suo significato intrinseco, ma come si dice, i testardi che non hanno niente di meglio da fare trionfano sempre.



Ammirate la maestria nel confondere lo spettatore, la raffinata arte dell'aggiungere dettagli irrilevanti. Andiamo dunque, signori, ad analizzare il significato del manner poster di giugno 2015.

Seguitemi con attenzione e cercate di non perdervi: allora, abbiamo un punkettaro/ryder, probabilmente originario del Principato di Monaco (vedi bandiera sul braccio), che entra nel treno con la sicurezza di Fonzie tenendo in una mano la sua chitarra con una rana sulla custodia e nell'altra mano una mutazione genetica tra un ombrello e un microfono. Dietro di lui Miteru-chan, vestita da rana per mimetizzarsi strategicamente con l'ambiente circostante, allunga le mani come se stesse cercando di rubargli il portafogli. Tutto questo applaudito dal solito spettatore anonimo, indossante il cappello di Petar l'amico di Heidi, così anonimo che non valeva nemmeno la pena sprecare le cartucce del colore per lui.

Mi sembra di essere in uno di quei film dove un cane cerca di avvertire il padrone di un pericolo e i padrone non capisce. "Che c'è Lassie? Che cosa stai cercando di dirmi bello?" "bau! bau!"
Che cosa potrà mai stare a significare questa scena? Perché il tipo ha un numero 6 sul braccio? Perché la rana? Perché il Principato di Monaco..??
Ok, tenetevi forte. Ecco quello che dice il poster. Ecco la rivelazione:

しっかりたためばぬれないね
(Shikkari tatameba nurenai ne)

Se lo pieghi per bene non bagna.

Se lo pieghi per bene non bagna. Se pieghi l'ombrello in modo corretto prima di entrare in treno, non gocciolerà dappertutto creando disagio agli altri passeggeri.
Questa è la rappresentazione grafica di un concetto semplice più contorta e complicata che io abbia mai visto.

Non credo di avere più parole. A voi la linea e alla prossima avventura.

sabato 12 settembre 2015

"Ambrogiappone, tu mi vizi"

Sono tornata in Italia per una settimana.



Nota per me: non tornare mai più in Italia per una settimana.

Dover programmare incontri/bevute/feste con tutti gli amici, tempo per la famiglia, impegni vari, per non parlare del cercare di mostrare più cose possibili all'ospite che mi ero portata dal Giappone... senza contare il mezzo avvelenamento da cibo che mi ha costretta a rimanere rinchiusa per un giorno. Lesson learned.

E' la seconda volta che torno in Italia da quando mi sono trasferita in Giappone: l'aura di novità ed eccitazione si è diradata e ha lasciato spazio a un'osservazione più distaccata. In particolare, questo viaggio mi ha fatto rendere conto di una realtà fino ad ora ignorata:

L'80% delle culture ha un'educazione di merda.

Il russo che al bar dell'aeroporto di Mosca ci ha fatto pagare due birre il doppio solo perché non capivamo come funzionavano le rupie. Gli indiani chiassosi che alla coda per il check-in si sono messi in fila in due per tenere il posto a 8 altre persone che sono arrivate dopo con valigie gigantesche facendosi spazio nella fila a spintoni, e il tipo dietro di me che mi ha agganciato il suo carrello bagaglio alle mie reni continuando a spingere, gli venisse la diarrea a spruzzo. Le vietnamiti che alla fila per il transito cercavano spudoratamente di sorpassarmi. L'italiano al controllo passaporti, che invece di fare il suo lavoro ha continuato a parlare per mezzo minuto con il suo collega prima di cagarmi di striscio, lasciandomi andare senza neanche aprire il passaporto. I genitori di tutte le culture che portano i bambini in aereo e poi se ne fregano se questi ultimi straziano l'anima a noi persone che abbiamo ancora una vita sociale e li lasciano correre/urlare/piangere/urlare/rompere cose/urlare, lasciali fare poverini sono tanto carini.

Devo dirlo: sono fortunata a vivere in Giappone. E' facile lamentarsi, e molte persone usano il blog come strumento per sfogarsi (l'ho fatto anch'io). Ma lasciatemi dire, niente come questo viaggio avrebbe potuto farmi apprezzare di più questo paese. Le lacrime signori, le lacrime di felicità nel rivedere persone in fila per uno e impiegati con il sorriso.

"Oh my god we're HOME. Let's never leave again".

Se solo avesero lo stracchino e i tortellini di Giovanni Rana.