lunedì 27 aprile 2015

Manner poster - Aprile 2015

Pensavo, io.

Di fare un post col botto sul primo poster della nuova serie di manner poster della Tokyo metro del 2015. Il primo aprile ho marciato tutta convinta giù per le scale della stazione, smartphone alla mano ed eccitazione a mille, consapevole di essere uno dei primi esseri umani a testimoniare la venuta della nuova Serie. Che sia stata colpa delle mie ben risapute scarse doti in matematica? Oppure uno scherzo del fato?

Fatto sta che, cari lettori, quello che mi aspettava non era quello che mi aspettavo. Il dubbio, la confusione, lo sbalordimento erano alle porte...

Ne avanzava uno. Rega', la serie non era ancora finita.

Postilla: ricordiamo che in Giappone l'anno scolastico/fiscale/poetico va dal 1 aprile al 31 marzo; ergoindipercui io pensavo che il poster di marzo sarebbe stato l'ultimo della serie di quest'anno. E invece no. Boh.

Ed eccolo, in tutto il suo inaspettato splendore, l'ultimo dei mohicani dei manner poster che vado, inaspettatamete, a presentarvi.


A prima vista, è un casino ragazzi. Non so da che parte cominciare. Se dal sipario, che simboleggia l'atto finale, o da Miteru-chan che ha abbandonato la sua posizione secondaria col fischietto ed è entrata nella scena scatenando il terrore generale... dio, ho bisogno di un drink.

*beve drink*

Aaaah. Dunque.
La scritta. Come sempre cominciamo dalla scritta. Lo slogan di questo mese comincia con un audace "hey!" per enfatizzare la tensione del momento, e recita: とおせんぼはやめておくれよ (toosenbo wa yamete okureyo), che grossolanamente significa "smettila di stare in mezzo alle palle!".
L'immagine, con cui io empatizzo particolarmente, mostra questi tre caproni che stanno in piedi davanti alla porta, impedendo così a chiunque di salire o scendere dal treno senza doversi stringere o spintonare. Le loro facce, soprattutto quella del tipo al centro, gridano "non ho la più pallida idea di quello che sta succedendo attorno a me". Ma per fortuna c'è Miteru-chan, che dopo un anno di impotenza davanti alle trasgressioni alle buone maniere del treno si è finalmente resa conto che quel suo dannato fischietto non serve a una cippa e ha deciso di fare lei lo sporco lavoro. In un'improbabile tenuta da cowgirl si prepara a mettere in riga i caproni con il suo lazo, su un piede solo e senza nemmeno oltrepassare la linea bianca. Che donna.

Non ho altro da aggiungere per questa (spero) ultima edizione del manner poster di quest'anno. Siccome il post è in ritardo, fra qualche giorno potremo già scoprire la nuova serie... e stavolta si fa sul serio.

Da una Tokyo che sta cominciando a scaldarsi, restituisco la linea allo studio e ringrazio chi mi legge per non aver perso la fiducia in me. Questo blog è importante e non voglio assolutamente smettere di scrivere, mi piace troppo. Quindi, anche se a volte sto in silenzio per qualche settimana, sappiate che fremo sempre dalla voglia di scrivere e ho una lista chilometrica di post che attende solo di essere digitata e pubblicata.

Arigatou!

P.S. Ecco la risposta al quiz di questo post: si tratta di un love hotel!

giovedì 23 aprile 2015

Frammenti di Tokyo #6: le Strade Della Vita

E' una delle prime notti in cui non si gela a Tokyo.

E' un'ora e mezza che camminiamo, questa città non finisce mai. Seguendo il GPS attraversiamo zone residenziali, viuzze in salita, salaryman che tornano a casa con la cena in una borsa della spesa, profumi di vari cibi che escono dalle finestre, silenzio e gatti scazzati. Questa sera niente treno verso casa.

Arriviamo alla strada principale. O meglio, alle strade principali. Sono tre, una sopra l'altra, sostenute da enormi pilastri vibranti, e rombano senza sosta.



Dopo un po' ci fermiamo ad un incrocio, per riposare le gambe. Un taxi rallenta e sosta a pochi metri da noi. Dentro c'è una ragazza abbastanza giovane, forse sui trenta, snella e con un taglio di capelli a caschetto che sembra fresco di parrucchiera. Apre la porta e vomita sul ciglio della strada. La mascherina che portava le cade a terra, la borsa le scivola sul braccio, lei cerca di sistemarla senza toccarla con le mani. Risale in macchina con tutta la compostezza di cui è capace e chiude la porta, l'autista le porge un fazzolettino che lei accetta con un piccolo inchino. Il taxi riparte.

Ripartiamo anche noi.