venerdì 27 marzo 2015

Life Starts on a Tuesday.

Ehilà, era da un po' che non ci sentivamo.

Scrivo alle 12:06 di un venerdì di non lavoro, sul mio fido divano nero a godermi una completa solitudine che non avevo da tempo.
Ho qualche foto sparsa dalle settimane passate che volevo condividere mentre parlo di un po' di roba a caso.

Prima di tutto, i sakura sembrano avercela fatta anche quest'anno. Ho visto il mio primo alberello un po' di settimane fa:


Yeah, fra qualche giorno si fa hanami. Prometto foto fighe, che da un po' di tempo vi dovete accontentare di quelle fatte dal mio cellulare.

Quindi. La prossima settimana comincio a  lavorare da freelance. Il titolo del blog ritorna ad avere un senso, come la mia vita.
Sono venuta in Giappone due anni fa, dopo aver lasciato un lavoro da ufficio con la promessa di non rifarlo mai più. Quella promessa si è incrinata quando, per ottenere un visto lavorativo ho dovuto cercarmi un lavoro full time qui. Troppo difficile cominciare subito da freelance, troppe carte e troppo rischio che l'immigrazione non riconosca il tuo lavoro. Quindi ho avuto un cambio di priorità, e il sogno di diventare location indepentent è passato momentaneamente in secondo piano mentre cercavo di trovare un modo per rimanere in Giappone. E l'ho trovato, chiamatela botta di culo, probabilmente lo è stata, ma ho trovato qualcuno che aveva bisogno di un traduttore italiano. Lavoro in ufficio, ma decisamente non male: paga decente, lavoro interessante, team di traduttori composto per metà da stranieri e per metà da giapponesi, uso del giapponese sul lavoro e conseguente miglioramento delle mie skills, gente simpatica e nerd delle lingue come me, niente cubicoli, stanzona tutta per noi con scrivanie grandi, e nonostante fosse una compagnia giapponese conosciuta in tutto il mondo nel mio team nessuno era in giacca e cravatta e mi hanno perfino lasciato tenere il piercing. Chiamalo poco.

Macchinetta del caffè giapponese
Ottenuto il visto, siamo andati avanti a contratti di tre mesi fino a questo momento, il momento in cui io ho deciso che potevo ricominciare a occuparmi della mia missione, ovvero costruirmi un lavoro dove posso lavorare quando lo dico io, quanto dico io, per chi voglio io, da dove voglio io. Io io io, mia vita, no uffici, combatti il potente, anarchy in the UK.

Ahem.

Ed è stato divertente, sapete? Dire ad un'azienda giapponese che, in fondo, non hai intenzione di dedicare a loro tutta la tua vita.
Prima di tutto ho parlato con il mio superiore, nel meeting per rinnovare il nostro contratto in cui lui voleva offrirmi di lavorare per un periodo più lungo, e devo dire che è stato molto bravo a controllare i muscoli facciali quando gli ho detto "ssì, però sai cosa? Da aprile potrò lavorare solo tre giorni alla settimana".

Tempietto carino scoperto durante una passeggiata dalle parti di Shinjuku

Prima di poter firmare il contratto, abbiamo dovuto informare la compagnia di questo cambiamento, quindi il mio superiore ha avuto un meeting con i manager del nostro gruppo, ha spiegato loro la situazione, poi è tornato da me e mi ha comunicato la loro risposta, che era "non potresti lavorare almeno 4 giorni?" e io gli ho detto di no ma che posso lavorare con orari flessibili, alché lui lo ha detto a loro e loro hanno detto "hmm, ok".
Ma non è finita. Abbiamo poi dovuto comunicare questo cambiamento alla mia collega. Ogni traduttore madrelingua nel nostro team lavora assieme ad un giapponese che parla la stessa lingua, e la mia collega è questa tipa di età idefinita, forse tra i 40 e i 50 anni, che tra l'altro mi sta molto simpatica e mi piace lavorarci assieme, parla con l'accento Torinese e ha tradotto cose per Olly e Benji. L'unica cosa è che è una stacanovista assurda, non va mai a casa prima delle 9 e a volte rimane anche fino alle 11 passate, anche se non c'è niente da fare. Questo naturalmente fa sembrare che nel team italiano io sia quella che non fa niente, ma pazienza.
Insomma, abbiamo avuto questo meeting, io, lei, il mio superiore e i due manager, in cui il mio superiore (che è responsabile per me) ha spiegato a lei la situazione e in cui ho dovuto scusarmi infinite volte. Tipo, non credo di essermi mai inchinata per così tante volte consecutive.
Il mio superiore le ha detto che voglio cominciare una carriera da freelance, e poi ha cercato di prendersi lui la "colpa" dicendo che forse in passato è stato lui a spingermi a fare questa scelta dicendomi che non sapeva bene per quando tempo questo lavoro sarebbe continuato eccetera eccetera, io dentro di me pensavo wow. E' come se stessero parlando della loro figlia che ha cominciato a drogarsi.

Chi indovina che cos'è questo? (risposta nel prossimo post)

Per finire il discorso, mi hanno detto di sì. Da aprile sarò freelance.
Ovviamente lavorerò ancora in ufficio all'inizio, ma mi sembra un'ottima transizione verso l'indipendenza: mantenere un'entrata monetaria regolare finché non avrò una base solida di clienti.

Evento White Decadance al Christon Cafe di Shinjuku. Era da tanto che non andavo più in un club. Un party fuori di testa ai livelli che solo Tokyo. Il robot si muove, è guidato da una persona e pieno di lucine fuori di testa. E aveva anche le ali.

Era da tanto che non parlavo più di queste cose, sono soddisfatta. Primo anno in Giappone: capire che cosa voglio, chi sono e dove sto andando; secondo anno in Giappone: trovare un modo per rimanere qui, farmi un visto, trovare un appartamento decente; terzo anno in Giappone: intraprendere la strada verso l'indipendenza lavorativa, la libertà di vivere lo stile di vita che sogno. La libertà, se lo voglio, di lavorare di notte, da un bar o da un parco, di non lavorare, di lavorare il weekend e andare a Disneyland di martedì.


Tuesday night's when the storm's gonna settle down.
Rancid

martedì 3 marzo 2015

Manner poster - Marzo 2015

Buon Hina matsuri a tutti!
Come ho spiegato nel post precedente, oggi è la festa delle bambole assassine. Al lavoro c’era il menù a tema e perfino l’interfaccia di google rende omaggio a questa ricorrenza.



L'artwork raffigura il Nagashibina, l'antica usanza di far trasportare via dal fiume le bambole che hanno assorbito gli spiriti maligni, a cui è ispirato l'Hina matsuri.

Ordunque, come promesso oggi vedremo l’ultimo manner poster della serie di quest’anno (ricordiamo che in Giappone l’anno scolastico e quello fiscale vanno da aprile a marzo), quindi fiato alle trombe e facciamo entrare la pazzia!


Beh, ad un primo sguardo non sembrerebbe niente di speciale. Sinceramente, devo dire che mi ha un po’ deluso. Ma andiamo con ordine.
Siamo fuori dal treno, a destra c’è una fila composta dalla zia di Hello Kitty, Simba e Babar che attendono diligentemente il loro turno di salire in treno, mentre  il coniglietto (di Pasqua? Chissà, come tempistica siamo lì) scende dal vagone con la sua calma facendo l’universale segno del pollice alzato che sta a significare “tutto occhei zio”.
La cosa inquietante del poster sono queste tre matrioske parcheggiate in doppia fila che ostruiscono il passaggio, di cui nessuno sembra essersi accorto.
La didascalia dice: ならぶとのりおりしやすいね (narabu to noriori shiyasui ne), che significa più o meno “se ci si mette in fila è più facile salire e scendere”.
Ora, a parte che questo i giapponesi lo fanno già, non mi sembra che il poster stia mostrando un esempio molto valido. Nelle stazioni giapponesi, il punto esatto dove si fermerà la porta di ogni carrozza è segnato sul pavimento del binario, le persone si mettono in fila per due davanti a questi segni e quando le porte del treno si aprono si formano due file da uno ai lati della porta, si aspetta che tutti scendano e poi si sale. Niente a che vedere con le matrioske in doppia fila del poster. Che sia un classico esempio di allievo che supera il maestro? Oppure potrebbe essere che il coniglietto ha origini greche e che quindi in realtà stia mandando le matrioske a quel paese… lascio a voi il verdetto.

Terminiamo dicendo addio, forse per sempre (spero) a Miteru-chan, prode paladina delle buone maniere dallo sguardo benevolo e per niente inquietante. Sayonara Miteru, spero che ti buttino nel fiume assieme alle bambole assassine dell’Hina Matsuri.


Detto questo, attendiamo con trepidazione l'inizio della nuova serie e il prossimo post di Stila!

domenica 1 marzo 2015

Ogni stagione comincia con una birra

Qual è la prima cosa che vi viene in mente pensando al mese di marzo? Per me è il colore rosa.


Come abbiamo già visto in passato, nel marketing le ricorrenze e le stagioni sono rigorosissime e completamente insensibili al fatto di essere vergognosamente i anticipo. Come è successo per la birra autunnale e quella invernale, anche quella primaverile non ha tardato a mostrarsi, nonostante non ci sia traccia di fiori di ciliegio da nessuna parte.

Le ricorrenze sono parecchie in questo periodo, ad esempio fra due giorni si celebra l'Hina Matsuri (festa delle bambole), in cui si prega per la salute e la bellezza di tutte le bambine, e lo si fa esponendo delle bambole raffiguranti l'imperatore, l'imperatrice e la corte imperiale vestiti con abiti del periodo Heian (794-1185). La cosa assolutamente terrificante di questa festività è che è fondata sulla credenza che le bambole assorbono gli spiriti maligni e le malattie, per cui si spera che le bambine passino tutte le loro sfighe alle bambole (che diventeranno sicuramente possedute e cominceranno a decapitare gente nel sonno, penso io, ma va beh). Ovviamente i supermercati si riempiono ancora una volta di merchandising sul tema:

In alto i sacchetti di arare, cibo consumato per l'occasione. Sono delle specie di confetti croccanti fatti col riso


Piccola nota cromatica: i colori tipici di questa festa sono il bianco (neve), il verde (terra) e il rosa (fiori di ciliegio); tutto questo sta a simboleggiare l'inverno che finisce, la neve che lascia spazio alla terra e i fiori che sbocciano.


Sono pienamente consapevole di aver saltato una settimana, infatti ho già un modo per rimediare al danno: vi beccate un post anche domani ;) e non un post qualsiasi, bensì il post sull'ultimo manner poster di quest'anno. Stay tuned.

Questa settimana sono anche riuscita a suonare il sanshin per la prima volta dopo quasi due mesi, è stato bello vedere che non mi sono dimenticata tutto, e in più mi è mancata Akabane.

the wild Akabane


E il suo Shisho.


Tra l'altro pare che d'ora in poi avremo il permesso di suonare il sanshin in uno shisha bar, dato che il Shisho conosce tutti ed è un po' il boss di Akabane, e io non vedo l'ora perché oltre ad essere uno shisha bar ha pure i divanetti e un'altalena. Cioè, il paradiso.

Lo so, sto parlando a vanvera, e spero che almeno vi piacciano le introspettive sul Giappone con le foto, ma la verità è che non sono mai stata attiva come ora. Non posso ancora dire cosa e come, ma sto lavorando per guadagnare quella libertà che mi ha spinta a creare questo blog, quella che mi ha spinta a trasferirmi in Giappone. Sappiate solo che ha a che fare con la traduzione e che al momento sto creando un portfolio, il che giustifica in parte l'essere così occupata. Per ora vi dovrete accontentare di questi post misteriosi, ma a tempo debito saprete. Sì, sempre che ve ne freghi qualcosa :P

Per oggi vi lascio con una foto del mio ultimo acquisto per la squadra di Fuchiko, che mi ha fatto ridere non poco. La Fuchiko di colore.


A domani miei drughi.