martedì 17 febbraio 2015

Manner poster - Febbraio 2015

Due anni.
Due anni ci ho messo, ma alla fine l'ho trovata.


Domenica avevo una giapponese a pranzo, le ho chiesto se aveva qualche particolare richiesta e lei mi ha detto che voleva la carbonara. Dopo aver girato in lungo e in largo e aver bestemmiato parecchie volte, non ci credevo ma sono riuscita a trovare la pancetta. E io che mi ero già rassegnata all'idea di dover usare il bacon e perdere definitivamente la cittadinanza italiana.

Ma a parte le cazzate.

Non riesco proprio a stare ferma.
Ne ho fatte tante di cose da quando sono venuta qui: ho cambiato 3 appartamenti, sono stata a scuola, fatto 3 lavori, conosciuto gente ecceteraeccetera, ma no, ovviamente non mi basta.
Perché, come indica il titolo di questo blog, il mio obiettivo non è ancora raggiunto. E ora che il giapponese lo so, ora che ho un po' di soldi da parte, ora che non ho più il problema del visto, insomma ora che ho tolto di mezzo un po' di roba, posso finalmente concentrarmi sulla strada che mi porterà a diventare location independent.
Ed è qui che comincia il divertimento. Vi dirò solo che ultimamente sto facendo così tante cose che alla fine della giornata non ho più forza nemmeno per guardare i video stupidi su Youtube. Sono sempre stanca, corro sempre, ho sempre qualcosa per la testa e qualcosa da fare.
E mi piace. Mi fa sentire che mi sto avvicinando al successo. In un certo senso mi pare di avere già vinto, per non essermi adagiata, non essermi accontentata della vita da ufficio e degli orari fissi e del fine settimana a cazzeggiare.
Ma sto divagando troppo, teniamo questi discorsi autocelebrativi per un altro post.

Il posto dove lavoro al momento


Che voi non eravate qui per questo, dico bene? Voi state leggendo perché non vedete l'ora di scoprire le meraviglie contenute nel manner poster di febbraio. Vi posso quasi vedere, con le occhiaie e la mano tremante per le notti insonni passate su questa pagina a premere F5 nell'attesa della grande rivelazione.

Orbene, chi sono io per sottoporvi a siffatta tortura? Si faccia entrare il poster!


Ok, visto che ho già sprecato mezzo post a parlar di frivolezze, passiamo subito all'analisi:
I protagonisti di questa puntata sono un bue e una barboncina (anche se all'inizio pensavo che fosse una pecora); la barboncina, che oltre ad aver confuso con una pecora non sono sicura se sia una bambina o una vecchietta, è parecchio preoccupata e stringe convulsamente la sua borsetta, che deve avere le stesse proprietà della borsa di Mary Poppins altrimenti non saprei proprio che cosa cavolo ci possa far stare dentro da quanto è piccola. Forse è un portadentiera.
L'oggetto della preoccupazione della barboncina è un bue che a giudicare dagli occhi è strafatto di cocaina, che tenta di parlare al telefono ma riesce solo a sputare nuvolette bianche (forse già che c'era stava fumando pure un ceppo). Ora, immagino sappiate tutti che in treno è severamente proibito sputare nuvolette bianche, quindi non ci resta che dimostrare tutta la nostra solidarietà per la barboncina.
Il messaggio dice: でんわのこえがきになるよ (denwa no koe ga ki ni naru yo), ovvero "la voce del telefono è un disturbo!". Per chi non lo sa, in Giappone non si può parlare al telefono quando si è sul treno e il telefono deve essere tenuto in vibrazione.

Il mio commento finale al poster di questo mese è che dopo la borsa-pesce non credevo che gli autori potessero superarsi, ma ho dovuto ricredermi quando ho visto il bue con la borsa-mucca.

Niente di particolare da dire su Miteru-chan, che ha abbandonato il kimono per ritornare al suo normale aspetto, senza mai dimenticare il suo fischietto rompipalle e lo sguardo omicida.

Credo che con marzo finisca la serie corrente, e da aprile inizierà una nuova serie, quindi aspettatevi grandi cose da questa rubrica e, come sempre, ci vediamo la prossima settimana.
E guardatevi le spalle.


domenica 8 febbraio 2015

Manner poster - Gennaio 2015

Mi piacerebbe che la smettesse di cercare di nevicare a Tokyo.
Non perché non pi piace la neve, anzi. Il problema è che qui siamo al livello del mare, non fa mai abbastanza freddo perché nevichi per un bel po'. Ciò vuol dire che quando nevica, nevica per una mezz'ora e poi piove per una giornata intera. Uno schifo. Ma intanto godiamoci il paesaggio.

Neve a Takadanobaba


Dunque, qualche post fa vi avevo promesso che ogni mese avrei postato una foto del nuovo manner poster della metro di Tokyo, e anche se sono in ritardo di un mese sono decisa a mantenere la promessa.
Ecco a voi, dunque, senza ulteriori indugi, il poster di gennaio 2015!


Per prima cosa, analizziamo la situazione.
C'è la sorellastra di bambi, tutta fica nel suo kimono invernale, intenta a spalmare chili di trucco sul suo musetto da cerbiatta ventenne (poi vedremo perché ventenne). Tutto questo disturba immensamente quello che io sono abbastanza sicura voglia essere un orso polare, che tra l'altro sfoggia una borsetta ultimo grido a forma di pesce. Non verrà fatto alcun riferimento sull'orientamento sessuale dell'orso, né su quello del pesce.
Il messaggio dice: メイクするばしょ、ここじゃないよ(meiku suru basho, koko janai yo), ovvero "Non è questo il posto in cui truccarsi!"

...
Che a me pare sempre che stiano scherzando. Cioè, quando penso ai nostri treni, coi graffiti e i sedili rotti, le persone che salgono senza biglietto e i cessi che non funzionano, mi viene da ridere a pensare che il problema qui siano le persone che si truccano in treno. Vivo nella bambagia, davvero.

A parte questo, nel poster di questo mese c'è un riferimento ad una festività chiamata 成人の日(seijin no hi), che significa "giorno del raggiungimento della maggiore età". Questa festa celebra tutti i ragazzi e le ragazze che nell'anno corrente compiono 20 anni (l'età in cui qui si diventa maggiorenni) con una cerimonia nel municipio di appartenenza. Le ragazze si vestono tassativamente in kimono:


Mentre per i ragazzi sembra prevalere uno stile più occidentale:


Per finire, vediamo un dettaglio di マナーをみまもる女の子、ミテルちゃん(manaa wo mimamoru onna no ko, Miteru-chan) ovvero "Miteru-chan, la bambina che rispetta le buone maniere":


Come vedete per questa edizione anche lei indossa un kimono in tinta con quello della sorella di Bambi, e come sempre è vigile con il suo fischietto e il cannocchiale, pronta a rompere le palle a chi non rispetta le buone maniere con quei suoi occhi da serial killer.

E' tutto per questa edizione, ci vediamo la prossima settimana con il manner poster di febbraio!

lunedì 2 febbraio 2015

Back Where I Belong.

Il guardare gli edifici passare senza sapere dove mi trovo, senza dover pensare a niente.

Birretta della partenza in aeroporto con Fuchiko
(Mi scuso per non averlo menzionato prima, ma dovevo fare una sorpresa ai miei amici)

Dopo due anni, sono tornata in Italia.
Due anni eh, no due mesi. Naturale che rimanga senza sapere cosa dire per tre-quattro settimane. Senza contare il fatto che appena tornata a Tokyo mi sono ammalata. Comunque è stato bello, per tante ragioni.

Ragione1: Dopo due anni ho rivisto famiglia e amici. Che skype è una figata e tutto quanto, ma vedere le persone senza limiti di risoluzione è un'altra cosa. E poi un abbraccio è un abbraccio. Non sapevo bene come sarebbe stato rivedere tutti, ma stranamente non ero preoccupata. Andare via filtra le amicizie, tutto quello che era intorno a te solo per caso viene spazzato via e rimane solo ciò che conta. Come gli occhi grandi color ghiaccio, la risata scema, le serate seduta nel mio angolino del bar.

Fuchiko feat. i biscotti e il liquore fatti in casa
Ragione2: Dopo due anni ho viaggiato. Da sola.
Dovete sapere che in due anni, essendo concentrata su tutt'altri obiettivi, non ho avuto l'occasione di viaggiare come facevo quando abitavo in valle. Il motivo è che il primo anno, essendo studente, non avevo i soldi e il secondo anno, quando ho trovato lavoro, avevo soldi ma non avevo tempo. Quindi viaggiare mi mancava immensamente.
Gli spazi ampi dell'aeroporto, i sedili, le sale d'aspetto. I treni italiani. I tempi morti.
Ore e ore di silenzio - che ogni tanto hai bisogno anche di riposarti la bocca. E la mente che viaggia. La nostalgia di scrivere a penna sul taccuino da viaggio.
Silenzio.
Cazzo quante cose avevo da dirmi.



Ragione3: per spiegare questa qui devo fare una cosa un po' Martin Luther King.
Dovete sapere che io adoro viaggiare. Ma tanto proprio. Quando ero in Italia avevo bisogno di fare un viaggio almeno ogni 6 mesi, sennò scleravo. Ecco, la caratteristica che accomunava tutti i miei viaggi era una: l'ansia del ritorno.
Il dover ritornare a casa dopo un'esperienza stupenda.
Il dover ricominciare a lavorare rinchiusa in un ufficio 8 ore al giorno.
Il ritorno alla routine di tutti i giorni dalla quale stavo cercando di scappare.
Rendersi conto che tutto quello che avevo fatto, visto, vissuto non era parte della mia vita.
Ecco, io... io avevo un sogno.
Il sogno di essere felice di tornare a casa. Il sogno di partire per un viaggio, eccitata per la destinazione, e ritornare dal viaggio eccitata per il ritorno. Il sogno di sentire, quando tornavo, che stavo ritornando a casa. Una casa che avevo scelto io.
Ecco. Gennaio 2015, seduta con una Asahi in mano di fronte al mio tramonto Tokyota, posso dire che questo non è più un sogno.

Arcobaleno rovescio, Venezia

Cammino velocemente sul nastro trasportatore, l'innaturale velocità che ne risulta mi fa sentire più alta, più slanciata, più leggera. Mi mancavano gli aeroporti.

Brother grooming
Mi ero dimenticata di quanto freddo facesse qui. E io che mi lamentavo per il freddo di Tokyo. Ma il freddo del mare è diverso da quello della montagna. Qui la temperatura ama scendere sotto zero nelle mattine limpide e l'aria è compatta come un muro e affilata come un rasoio. Al mare c'è il vento, e il freddo ti colpisce come le onde, niente protezione delle montagne.
Certo, qui fa più freddo - ma è il MIO freddo. Quello che mi ha temprata per 25 anni. E ho scoperto che riesco a sopportare molto meglio questo gelo tagliente di quello del vento che arriva dal mare.

In fondo, sono figlia delle montagne.




I've been gone way too long
and I'm back where I belong.