venerdì 19 dicembre 2014

Enjoy il Natale Che Non Puoi.

Appartamento di Stila.
Ascoltando Rose Tattoo dei Dropkick Murphys, atmosfera rilassata e un po' pensierosa qui all'11esimo piano. Mentre il pane integrale che sto preparando tenta disperatamente di lievitare e un altro bucato gira nell'asciugatrice, questi quasi due anni a Tokyo sono seduti qui vicino a me, e mi guardano.
Non riesco a capacitarmi che siano già passati quasi due anni.
Due anni, tre appartameti, una scuola, tre lavori... la freddezza dei numeri non riesce a descrivere tutto questo, e forse nemmeno io. Sarà che si sta avvicinando l'ultimo dell'anno, sarà che ieri sono andata in un bar di birre artigianali ed era pieno di hipster che mi hanno fatto girare le palle, ma non posso evitare di essere un po' pensierosa oggi. Che poi non è un pensieroso triste e bombettaro, è più un pensieroso da "tutto questo è più grande di me".
Penso a quando sono arrivata qui, e potrebbero essere 10 anni fa. Dal giorno del mio arrivo a oggi c'è un turbinio di eventi e stagioni e persone ed emozioni, così tanti che mi chiedo come abbia fatto a farci stare tutto.
Avevo dubbi prima di venire qui? Sì. Manco sapevo se mi sarebbe piaciuto. E se mi fosse piaciuto, avrei potuto restare? Avrei trovato lavoro? Mi sarebbero bastati i soldi? Mi sarebbe piaciuto il lavoro? E soprattutto, sarei riuscita a distrarvi dal fatto che il post di questa settimana è uscito in ritardo? I dilemmi della vita.
Natale, maledetto Natale e le sue millemila cose da fare, lavori da finire, propositi da formulare e sticazzi da sticazzare. Essere così occupata non fa bene alla mia ispirazione, quindi non sono sicura di che post usciranno nelle prossime settimane. Ma tanto voi non li leggerete. Voi che siete in Italia e sarete cinque volte più presi di me fra parenti e regali e cenoni. Quindi siamo a posto, giusto?

Per oggi vi lascio con una foto presa dal mio repertorio di emergenza (che secondo voi io non tengo un repertorio di emergenza, tzè).

Il tipico abbigliamento da neve a Tokyo

Alla prossima settimana. Non ingozzatevi troppo di babbi natale di cioccolato e non dimenticatevi il regalo alla nonna!

lunedì 8 dicembre 2014

Di Inverno e di Buone Maniere in Treno

Anche voi siete passati dai frullati alla banana e i Mojito ghiacciati al tè caldo e copertina? Mi consolo.
Prima di Natale c'è sempre da fare. Anche qui dove in teoria il Natale non esiste. Dico in teoria perché se davvero non esistesse, non verrei bombardata da remix di canzoni natalizie ogni volta che entro in un negozio. In Giappone il Natale esiste solamente come forma di marketing: hanno le decorazioni, l'albero, le canzoni, le luci e i completini da Babbo Natale sexy (ovviamente, altra occasione per fare cosplay), ma non hanno il cenone in famiglia e la messa di mezzanotte e i regali sotto l'albero. È tutto solo per vedere. Qui al 25 si lavora.
 Un casino di cose da fare, dicevo. Al lavoro ricevo mille traduzioni urgenti al giorno, ci sono i moduli delle tasse da compilare e le feste di fine anno a cui presenziare. Quando non lavoro in ufficio o al bar mi esercito con il sanshin - ultimamente faccio circa un concerto a settimana. Infatti torno proprio ora dal mio ultimo concerto, andato parecchio bene tra l'altro, in uno snack bar di Akabane.
Oggi volevo parlarvi della metro, e in particolare di certi cartelloni informativi che vengono mostrati al suo interno.
Esiste una serie di poster creati da Tokyo Metro, chiamati "Manner Poster": lo scopo di questi cartelloni è di ricordare ai passeggeri quali sono le buone maniere in modo che prendere il treno continui a essere un'esperienza serena e sicura per tutti. Noioso, direte voi. Ma dimenticate che siamo nel mondo dei manga e degli anime, cari i miei lettori.
Dovete sapere che io vivo praticamente sopra ad una stazione della metro: ciò significa che ogni volta che devo andare da qualche parte basta che esca di casa e trac, posso prendere il treno. Ogni mattina, quindi, scendo le stesse scale per andare allo stesso binario dello stesso treno ed ogni mattina passo davanti ad uno di questi cartelli, che mi divertono immensamente per la loro assurdità e originalità. Ogni mese ne esce uno nuovo, e ogni anno c'è una serie diversa. Cercando su internet ho scoperto che Tokyo Metro ha iniziato la pubblicazione di questi poster nel 1974!
L'altro giorno ho pensato, e se ogni mese condividessi l'uscita del nuovo poster con i miei lettori? Non mi sarebbero immensamente grati per deliziarli con queste perle di assurdità del sol levante?
E così eccomi qui, con il primo post di condivisione dei Manner Poster della Tokyo Metro!

Siccome le serie di poster sono basate sull'anno scolastico e fiscale giapponese, che va da aprile a marzo, la serie corrente è ormai oltre la metà, quindi prima di iniziare faccio un piccolo riassunto, mostrandovi anche qualcuno dei poster più belli delle serie passate.

- Fatelo a casa
Questa è forse la serie più famosa e la più amata (credo sia andata avanti per tre anni di seguito), la serie del "fallo a casa tua". Questi poster ritraevano persone intente in comportamenti sconvenienti e nella scena era sempre presente il signore occhialuto in basso a sinistra, sempre con una faccia come a dire "guarda a me cosa mi tocca sopportare". In questo poster il salaryman ubriaco e collassato viene incoraggiato a "farlo a casa sua" (e non a non farlo!).

- 2011: Ho visto una persona così
Nel 2011 una serie che ritraeva animali estremamente carini con il titolo "ho visto una persona così", si serviva dell'estrema adorabilezza delle foto per ricordare ai signori passeggeri che cosa non va fatto. "Stai attento a non disturbare gli altri passeggeri quando usi il telefono cellulare in treno". Oppure "ricordati di mandare un messaggio al tuo criceto per dirgli che farai tardi". Una delle due.

- 2012: Perché?
Nel 2012 c'è la serie del perché; in ogni poster è presente questo esserino che sembra un incrocio tra un orsacchiotto e Slender Man, e la didascalia interroga i passeggeri sul perché delle loro azioni sconsiderate: "perché stai tossendo ovunque?".
Il tipo nella foto è chiaramente imparentato con il carcerato del Miglio Verde.

-2013: Le buone maniere sono nel cuore
Con il titolo sopracitato, questa serie fa leva sui sentimenti e il buon cuore della gente, con sagge frasi dal sapore paterno del tipo "anche se ti dimentichi delle fatiche dell'anno passato, non dimenticarti di aver cura di chi ti sta attorno". La donna uscita da un quadro di Picasso si presta come immagine rappresentativa di tutti noi vittime dei narcolettici da treno.

- 2014: La vecchia fattoria?
Quest'anno ha visto un ritorno al mondo animale. Disegnati in versione umana, con il giusto mix di kawaii, regole assurde e disegnini divertenti ci hanno regalato delle perle.

"È pericoloso se non guardi dove cammini".
Un cinghiale intento a guardare lo smartphone urta un gatto che teneva in mano un acquario, il quale reagisce come un calciatore di serie A quando subisce un fallo (non per niente la strana signora in basso sta fischiando rigore). Lanciati in aria, i pesci roteano con espressioni di terrore stampate sul volto, in contro alla loro inevitabile fine.
Il dramma, signori, il dramma.

"Chi ti sta attorno sente il suono uscire dalle cuffie!".
Mai visto un cavallo tanto preoccupato in vita mia. Ma più di questo, il fatto che nei treni giapponesi sia considerato irrispettoso ascoltare la musica a un volume così alto che le persone attorno a te possono sentire il suono, dovrebbe dirvi molto.
Adoro le note-pipistrello.

"Sei circondato da odore e spazzatura!".
Il mio preferito di quest'anno. C'è bisogno di commentare? Guardate la faccia della povera volpe (gialla?). Non riesco a non ridere nemmeno adesso mentre scrivo. Immaginatevi di stare andando al lavoro il lunedì mattina tra uomini assonnati in giacca e cravatta, anche voi mezzi addormentati e con la vista ancora annebbiata dal sonno, scendete nella metro e vi trovate davanti questo cartello: mi uccide ogni volta.
Ma vi prego guardate la faccia di quella volpe. È un capolavoro.

Ecco, questa era l'introduzione. E adesso vediamo il poster di questo mese!

"Se vi stringete, un posto a sedere è in regalo".
Poster a tema natalizio. E l'entrata in scena del rinoceronte vintage. La didascalia incoraggia i passeggeri a sedersi viscini viscini per permettere a più persone di sedersi, e le renne presenti sono ben felici di accogliere fra di loro l'animale col peggior gusto nel vestire del pianeta, nel loro viaggio verso casa di Babbo Natale. La renna con le luci appese alle corna è la mia preferita.
Tutto questo applaudito dalla strana signora con gli occhi da serial killer che per l'occasione si è vestita di rosso e mostra la sua approvazione con un "Bravooo!" in katakana.
Spero che l'approvazione sia per il comportamento delle renne e non per la scelta stilistica del rinoceronte.

Spero che abbiate trovato questo viaggio culturale interessante. A partire da gennaio, ogni mese mostrerò sul blog il nuovo poster in diretta mondiale, fotografandolo direttamente quando vado al lavoro.

VI lascio, che starete bruciando dalla voglia di scrivere nei commenti che cosa ne pensate delle regole dei treni giapponesi :P

(Bonus: ho trovato un post bellissimo con una raccolta di vecchi Manner Poster della Tokyo metro, da guardare se avete tempo, certi sono epici!)

lunedì 1 dicembre 2014

Le Avventure di Fuchiko #1: Meiji Jingu

Dovete sapere che a Tokyo è molto facile perdersi nel tutto. Ci sono talmente tante cose, persone, suoni e odori che molte volte non si sa più da che parte guardare, che cosa ascoltare, che cosa... annusare.
Ho in programma diversi post su Tokyo e sui suoi quartieri, la sua gente e le sue stranezze, ma questa nuova serie fotografica - ne sto creando un bel po' ultimamente :) - nasce per aiutarmi/vi ad apprezzare i dettagli, le piccole cose  a cui è fin troppo facile non fare caso in una metropoli. E chi meglio della mia amica Fuchiko può guidarci nell'impresa, a mo' di Virgilio giapponese?
Ma chi è Fuchiko, e perché è lei la persona adatta per questo incarico? Lo scoprirete tra qualche paragrafo...

Disclaimer! Per una ragione che capirete fra poco questo post è parecchio lungo, più lungo del previsto. Però è figo eh. Giuro.

Oggi ho deciso di portare Fuchiko al Meiji Jingu di Harajuku.
Harajuku è il quartiere delle mode alternative, dei cosplay, delle Gothic Lolita e degli artisti di strada; qui si possono trovare negozi all'occidentale, caffè che servono pancake che sembrano opere d'arte e negozi di popcorn con 3 ore di coda.
In mezzo a tutto questo, o per meglio dire a fianco, si trova un immenso parco di sempreverdi nel quale si nasconde un tempio. Che tipo di tempio? Vediamo velocemente 3 fatti random a proposito del Meiji Jingu:

1. È un santuario shintoista.
2. È dedicato alle anime deificate dell'imperatore e dell'imperatrice del periodo Meiji (le loro tombe però, per qualche ragione oscura si trovano a Kyoto).
3. L'hanno costruito nel 1920 ma è stato distrutto durante la seconda guerra mondiale, quindi (dopo aver fatto spallucce) l'hanno ricostruito uguale nel '58, grazie alle offerte dei cittadini. Tie'.

Il mio piano iniziale era di fare una semplice visita corredata da qualche foto, ma siccome i piani non vanno mai secondo i piani quel giorno io e Fuchiko abbiamo trovato un'atmosfera tutt'altro che tranquilla. Ma andiamo con ordine.
Partiamo dall'entrata.


Questo torii (portale d'accesso) di legno dalle discrete dimensioni separa la civiltà brulicante dalla calma della foresta. Qualche minuto di cammino e sulla strada che porta al tempio ci troviamo davanti all'esposizione di botti di sake donate al santuario.









Fuchiko si emoziona subito a vedere tutto questo ben di dio alcolico, e si perde a pensare a come sarebbe felice se anche lei fosse una divinità a cui la gente offre del vino di riso.

Ed ecco svelatavi l'identità di Fuchiko



Devo convincerla con la forza a staccarsi dalle botti e alla fine, dopo qualche altro minuto di cammino tra alberi e foglie secche, giungiamo al santuario dove per prima cosa ci purifichiamo prima di entrare: in ogni tempio c'è una fontana posta all'entrata, attrezzata con dei mestolini con cui versarsi l'acqua (gelata, mortacciloro) sulle mani e sulla bocca prima di proseguire.


Dopo la piacevolissima rinfrescata (sarebbe anche il 23 novembre) entriamo finalmente nella zona principale del Meiji Jingu, per scoprire che quel giorno sono in corso non uno, non due, ma ben tre eventi (alzi la mano chi ha involontariamente iniziato a cantare three, is the magic numbeeer).



E il primo avvenimento che cos'è? Eh già, un matrimonio. Viva gli sposi! Ba-cio, ba-cio...
Per gli iteressati ecco 4 fatti random a proposito dei matrimoni in Giappone:

1. Non si firmano i documenti di matrimonio durante la cerimonia: i documenti devono essere presentati prima di quest'ultima per ottenere il permesso di organizzala; non c'è alcun obbligo di cerimonia in caso di matrimonio in Giappone.
2. Questo qui sopra è un matrimonio shintoista durante il quale, tra le altre cose, gli sposi vengono purificati, bevono del sake, fanno delle offerte agli dei e lo sposo legge i voti.
3. A vederla sembra una cerimonia molto antica ma in realtà è stata adottata solo nel 1900, basandosi sul matrimonio del principe Yoshihito con la principessa Sado.
4. Sempre più coppie giapponesi vogliono sposarsi con la cerimonia occidentale: ci sono addirittura finte chiese con finti preti che celebrano un finto matrimonio cristiano - tutto perché fa figo vestirsi con l'abito bianco. Un'altra cosa che va forte è sposarsi a Disneyland con Topolino e Minnie (non ci credete? Ecco qui).

Passata la processione cominciamo a guardarci attorno, e notiamo una cosa ben più inaspettata di un matrimonio. Provate a dire cosa. Nah, non indovinerete mai. Ebbene, sembra che io e Fuchiko siamo circondate da...



... ortaggi.
Ammettetelo che non ve l'aspettavate. Neanche io, soprattutto con quello che costa la verdura in Giappone!
E non si tratta di una semplice pila di ortaggi. Stiamo parlando di un'esposizione ben ordinata di quello che sembrano, oddio non vorrei sbagliarmi ma... ahem... barche?




Ora, capirete che io, con tutta la buona volontà di Fuchiko e delle foto e dei dettagli, ho dovuto abbandonare per un attimo il progetto e documentare il tutto in attesa di chiarimenti. Che sono arrivati dopo aver parlato con uno dei custodi del tempio.
L'apparente pazzia che sta avendo luogo è in realtà un rito di ringraziamento per il buon raccolto, che si tiene ogni anno in questi giorni e durante il quale si costruiscono queste pazzesche navi chiamate  宝船 takarafune, ovvero navi del tesoro. Lo so, è un nome troppo fico.






Da quello che ho letto, queste navi sono cariche con circa una tonnellata di ortaggi. Quelli che le costruiscono spendono qualcosa come 3-400.000 yen (3000 euri) per realizzarle.
Informazione che non c'entra molto ma che mi è molto piaciuta: originariamente la "nave del tesoro" è una nave su cui salpano le sette divinità della buona sorte e che contiene -ovviamente- un tesoro (queste sono le immagini che trovate se ne googlate il nome in giapponese).

Dopo aver ammirato la maestosità di questi vascelli commestibili, Fuchiko decide di prendersi una pausa rilassandosi un po' su una delle lanterne che sono sempre presenti in grande quantità nei templi.









Dopodiché la porto a vedere gli Ema, delle tavolette di legno dove la gente scrive i propri desideri che vengono poi appese nella speranza che gli dei li facciano avverare.



Anche Fuchiko scrive il suo Ema:



Dicevamo che c'erano ben tre eventi in corso oggi, ricordate? Qual è il terzo, vi chiederete voi?
La terza cosa insolita (anche se le verdure hanno già vinto) è che c'è un discreto quantitativo di bambini in kimono che gironzolano per il santuario. Avevo già un sospetto al riguardo, che dopo aver chiesto al solito custode viene confermato: è in corso il 七五三 shichi-go-san.
Il shichigosan è la festa che celebra la crescita e la buona salute dei bambini di 3, 5 e 7 anni (significa letteralmente sette, cinque e tre).
Ormai ci ho preso gusto con le liste (e anche voi, ammettetelo) quindi ecco 4 fatti random a proposito del shichigosan!

1. È nata come celebrazione tra i nobili e si è poi estesa alla classe dei samurai e infine a tutto il popolo.
2. I samurai hanno introdotto dei riti interessanti: i bambini, a cui veniva tradizionalmente rasata la testa, a tre anni potevano farsi crescere i capelli per la prima volta; i maschi di 5 anni potevano indossare per la prima volta l'hakama e le bambine di 7 anni sostituivano la semplice corda che usavano per legare il kimono con l'obi tradizionale.
4. Esiste una caramella chiamata Chitose ame, che i bambini ricevono in questo giorno: il nome significa "caramella dei 1000 anni" e simboleggia la crescita in salute e la longevità.

Ad oggi ovviamente la maggior parte delle vecchie tradizioni non si praticano più, e il shichigosan odierno consiste principalmente nel vestire i propri figli in abiti tradizionali (kimono e qualche volta abiti eleganti all'occidentale) e fargli un casino di foto. Ogni bambino è scortato dai genitori e da almeno altri 3 membri della famiglia, che non fanno altro che fotografarlo senza fermarsi un attimo, con qualsiasi mezzo in grado di riprodurre un'immagine, dal cellulare scrauso alla fotocamera professionale. Varie parti del santuario sono attrezzate con dei set fotografici che farebbero invidia al fotografo personale di Naomi Campbell.





Ammirate la giuoia di questa bambina mentre si lascia scattare la quarantaquattromilionesima foto.



Altro che i nostri vestitini da chierichetti, cazzo.

È quasi ora di tornare a casa per me e Fuchiko, ma non prima di fermarci a dare un'ochiata al banco degli amuleti, dove tra l'altro vendono anche le caramelle dei 1000 anni che io contemplo con occhio bramoso. Ci sono vari tipi di amuleti (chiamati お守り omamori), ognuno specializzato per un certo tipo di fortuna: il successo accademico è la specialità del Meiji Jingu, ma si possono comprare omamori anche per la salute dei figli, per un parto sicuro e così via. Fuchiko e io optiamo per un generale omamori della buona sorte. Mi è venuto in mente che da quando sono qui mi è andata piuttosto bene e non ho mai comprato un omamori, quindi prima che i kami si incazzino per la mancata offerta forse sara' meglio pagare il dovuto rispetto... chissa' se l'omamori è anche retroattivo?



Fuchiko sembra soddisfatta. Un ultimo sguardo al santuario e via, di nuovo verso la civiltà.



Quando arriviamo al ponte sopra i binari del treno vicino alla stazione, Fuchiko si ferma per giocare con le barriere che separano la zona pedonale dal traffico. Chiunque sia stato ad Harajuku le riconoscerà all'istante, essendo peculiari di questo ponte famoso per i cosplayer che lo affolla(va)no nei weekend.













La giornata si conclude con un tè allo yuzu in uno dei miei bar preferiti, riscaldandoci mani e piedi e gustando fino all'ultimo una giornata piena di eventi, di scoperte, e di verdure.
Piccola Fuchiko, alla prossima.


Ok, l'abbondanza di eventi mi ha mezzo boicottato il servizio fotografico di Fuchiko dato che lo scopo iniziale era quello di fotografare solo lei per tutta la storia dei dettagli, ma alla fine è questo il bello di Tokyo: tu te ne esci per i cazzi tuoi pensando di andare semplicemente a un tempio e torni a casa piena di cose da raccontare.
Insomma che ne pensate? Serie promossa?

p.s.: Dato che ha vinto il minisondaggio, ci vediamo il prossimo lunedì.