mercoledì 26 novembre 2014

100 strangers project: #4 - Mister D.I.Y.


Harajuku, 24 novembre 2014

Un nuvoloso lunedi' di fine autunno. Le magliette si sono ormai trasformate in cappotti, gli alberi di Natale hanno appena cominciato la loro ascesa al potere e io dovrei essere al lavoro... invece, grazie a una delle molte festivita' giapponesi sto vagabondando con una macchina fotografica in mano.
Mi sono presa una giornata per me, tutta sola a camminare, osservare, fotografare, pensare e altri verbi simili, e in questo preciso momento sto per andare a bere qualcosa di caldo in un cafe' del posto dopo aver girovagato tutto il giorno.

Ed e' li' che la sento.

Una musica limpida, eterea, che eccheggia tutt'intorno a lui, alla stazione, alla strada, alla gente che passa. Mi avvicino.
E' un ragazzo che sta suonando uno strumento di legno che non ho mai visto prima: avra' almeno 10 corde, un bastoncino per pizzicarle e dei tasti per suonarle come un pianoforte. Il tipo sembra essere completamente a suo agio con questa tastiera mutante e io decido all'istante che egli diverra' il mio quarto straniero. Mi godo la sua canzone mentre aspetto che finisca di suonare per andare a parlargli.

Appena pizzica l'ultima nota, mi faccio avanti e lascio cadere 500 yen nella scatola vicino a lui.

"Posso prendere uno dei tuoi cd?"
"Ma certo"

Il suo nome e' Sam e viene da Boston. Vive in Giappone e ha costruito lo stumento ispirandosi al koto, che e' uno strumento giapponese a 13 corde (wikipediatevi). Le corde sono corde di pianoforte.



Parliamo un po' mentre lui sostituisce una corda ("e' la prima volta che mi capita di romperne una, e oggi non ho neanche portato le pinze"). Mi dice che esce spesso a suonare. Qualche giapponese si ferma a parlare con lui, dei bambini curiosi si avvicinano. Finalmente riesce ad aggiustare la corda, io lo ringrazio e inizio a scattare qualche foto mentre la gente ricomincia a radunarsi attorno alle sue note.
Neanche un minuto piu' tardi la festa e' gia' finita: appaiono due poliziotti dal volto severo (e' pazzesco come i giapponesi sanno essere severi e cortesi allo stesso tempo) e gli intimano di impacchettare il suo piano mutante e andarsene. Lui sorride e obbedisce mentre loro lo guardano mettere via la sua roba, e io lo lascio senza salutare, diretta verso il mio cafe' preferito con ancora la sua musica in testa.


Gli altri estranei

Cliccate qui per saperne di più sul 100 strangers project e vedere le stupende foto scattate dai fotografi di tutto il mondo.

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Sto pensando di decidere un giorno fisso per il post settimanale: voi che giorno preferite? Postate suggerimenti, spunti e ordini nei commenti :)

martedì 18 novembre 2014

Stila@the Punk Bar #0: Prologo

Oggi per la prima volta voglio parlarvi del mio bar. Come ho gia' menzionato in questo post, quando non lavoro per davvero passo le serate a spinare birra a suon di Sex Pistols in una bettola punk in mezzo ai gattacieli. Non ci vuole un genio per immaginare che io abbia ben piu' di una storia da raccontare in proposito, quindi da oggi comincia una nuova serie intitolata "Stila@the Punk Bar".
In questo post vi racconto di come e' iniziata, in quel freddo venerdi' di febbraio di un anno fa, la storia di Stila e Toru.

Siccome ci sta perfetta, Bartender di Laurel Aitken ci fara' da colonna sonora per l'occasione.



Golden Gai, Shinjuku. La Città d'Oro. Ex quartiere a luci rosse. Tra i grattacieli rigurgitanti karaoke, izakaya e hostess club si nasconde una manciata di vicoletti fumosi colmi di minuscoli bar fatiscenti uno appiccicato all'altro, uno sopra l'altro. I baristi sono dei tipi scazzati che con la sigaretta in bocca ti scrutano da dietro il bancone quando passi, oppure giovani stilosi immersi in fitte conversazioni con i clienti, o ancora vecchie signore che ti sorridono e ti fanno un cenno col capo. Nomi stravaganti, insegne fatte a mano, tettoie pericolanti e muri ammuffiti, graffiti e metallo, tubi e luci tremolanti, gatti sovrappeso che sonnecchiano fuori dai portoni, salarymen a stabilità limitata e turisti sperduti.

"Ecco le vostre birre. Questo è il menu delle canzoni, se volete potete fare una richiesta."
"Grazie... vorrei ascoltare i Cobra"

E' la seconda volta che vengo in questo bar.

La prima cosa che ti salta agli occhi quando ci entri e' il colore rosso. Ci sono circa sette posti a sedere. Le pareti sono coperte di firme, graffiti e poster di gruppi punk. In un angolo i volantini dei concerti. Alla finestra lampeggiano delle lampadine rosse e blu a forma di chitarra elettrica e vicino al bancone c'è una tartaruga. Si chiama De Niro, forse perche' quando ti fissa sembra che voglia dire "Are you talking to me?". La ragazza che mi serve da bere si chiama Yuka, ha delle lunghe trecce nere e una faccia da nonmirompereilcazzo.  Il proprietario è un possente giapponese con la cresta e una grossa voce roca da fumatore.

"Volevo chiederti un consiglio" la canzone dei Cocksparrer che sta passando ora mi ricorda l'Inghilterra
"Sto cercando un lavoro part-time... non è che conosci qualche posto che accetta gente con piercing e tatuaggi, e magari anche i capelli colorati?"
Ride.
"Se vuoi puoi lavorare qui. Qui non c'è nessun problema"
"Davvero? Posso lavorare qui?"
"Certo. La paga è bassa però, mi dispiace"
"Non importa"
"Allora cominci lunedì"

Comincio lunedì. Come nei film.


martedì 11 novembre 2014

Frammenti di Tokyo #4: Rockstar

Mi sono appena seduta.
Giacche e cravatte sono allineate di fronte a me, appiccicate, ammassate. Teste chine e il solito silenzio sottolineato dal rumore sommesso delle rotaie. Ogni tanto qualche scossone improvviso e tutti i corpi oscillano simultaneamente, come un'onda.
Quasi non si respira nel treno.

Di fronte a me noto una mano muoversi. Un movimento ritmico e preciso, su e giù.
Il proprietario della mano sta suonando una chitarra immaginaria. Non il goffo movimento di chi non ha mai toccato uno strumento in vita sua, ma l'esperta riproduzione, l'esercizio. Alzo lo sguardo per un attimo: lui ha gli occhi chiusi e indossa un paio di cuffie. Non credo abbia più di quarant'anni. Non c'è niente nel suo aspetto, nessun minimo particolare che lo distingua dagli altri 60 salaryman pressati attorno a lui nella carrozza in questo momento. Per chiunque lo guardi lui è solo un'altra ventiquattr'ore consumata, un'altra cravatta sporca di ramen, un'altra espressione assente sul treno. Un'altra macchiolina nera sulla città, che ogni mattina si trascina sbadigliando verso qualche ufficio.

Ma io lo so, vorrei dirgli, io ho visto.
Mi chiedo dove sia davvero, in questo momento. Sul palco di qualche livehouse dei distretti alternativi? Al Tokyo Dome a fare assoli assieme a Mick Jagger? Oppure nella sua sala prove mentre spiega il nuovo riff al bassista?

Abbasso lo sguardo, perché non ho nessuna intenzione di vedere la delusione sulla sua faccia quando aprirà gli occhi.


lunedì 3 novembre 2014

La Notte Dei Cosplay Viventi

Venerdi' sono stata a vedere Halloween a Shibuya.
Che io pensavo vabe', tutti i club organizzeranno una qualche specie di festa, ma se vado a farmi un giro per le strade trovo sicuramente un paio di tizi mascherati a cui fare qualche foto interessante. Giro un po', mi bevo un paio di birrette del combini, mi diverto senza spendere tanto.
Effettivamente mi sono divertita senza spendere tanto, per quello si'. L'unica cosa che avevo calcolato male era la cosa del "paio di tizi".

Immagine presa da qui
Shibuya era invasa. Ricoperta. Allagata di persone. Non c'era un centimetro libero, ovunque andavo ero immersa in un mare di gente, tutte in maschera, tutte fuori di testa.



La cosa affascinante e' che non e' nemmeno la loro cultura. Sono sicura che il 90% dei giapponesi non sa nemmeno da dove e' arrivato e che cosa significa. Come molte altre festifita' occidentali (Natale, San Valentino), Halloween e' stato importato in Giappone come scusa per fare soldi. Tanti soldi.



La differenza tra l'halloween giapponese e quello occidentale? Non ne sono interamente sicura, dato che non l'avevo mai festeggiato prima. Ho visto bambini fare dolcetto o scherzetto; il quartiere dove abitavo l'anno scorso ha organizzato una retata di gruppo a tutti i cafe' e ristoranti del quartiere. Ovviamente pero' non e' questa la maggiore attrazione di Halloween: la maggiore attrattiva per il popolo del kawaii e' quella di avere una scusa in piu' all'anno per fare cosplay.


Che genere di costumi andavano forte quest'anno? Vediamo insieme una breve top list stilata da Stila:

- principessa Disney (parecchie Jasmin, molte Minnie e un casino di Alice). Dai ad una ragazza giapponese la possibilita' anche remota di vestirsi da principessa Disney e lei ci si vestira'.
- spiderman (fantasia!)
- infermiera (nelle varianti sexy o zombie)
- carcerato
- personaggio di anime (sempre molto in voga One Piece, ho visto un gruppo di una 15 di persone fare tutta la ciurma, splendidi)
- poliziotti (nelle versioni sexy e zombie)
- personaggio del floklore giapponese (zombie in kimono, yokai, inari e altre maschere)
- scolaretta (nelle versioni sexy, cute e zombie)
- Wally di where's Wally (non ho idea del perche' ma ce n'erano interi gruppi)



La maggior parte della gente si vestiva da un personaggio a caso e ci aggiungeva il trucco da zombie.
Ovviamente la cosa era organizzata in gruppi che andavano da 2 a 7-8 persone con lo stesso costume, perche' i giapponesi non fanno mai niente da soli.

Non ho scattato tante foto come avrei voluto, ma la concentrazione impensabile di esseri umani lo rendeva difficoltoso specialmente perche' avevo il triplo task di bere birra, fare foto e guidare un uomo-papera tra la folla, che non ci vedeva una mazza ma si divertiva un mondo a spavantare le ragazzine.



Avete presente i negozi che fanno tutto in anticipo quando si tratta di feste? Ad esempio, il supermercato che comincia a vendere addobbi natalizi e panettone ad ottobre. Io ho sempre detestato quest'avida abitudine commerciale, ma credo di essere entrata in un nuovo universo da quando mi sono trasferita in giappone.
Dovete sapere che qui e' tutto a tema. Ci sono le quattro stagioni, c'e' san Valentino, il white day, la festa della mamma, del papa', la festa dei bambini, Halloween, Natale, e avanti. Per ognuna di queste ricorrenze qui tutto diventa a tema. Le decorazioni nelle strade, i dolci, il cibo, le lattine di birra, le patatine, la coca-cola, il kitkat, tutto. La gente adora le edizioni speciali, le edizioni limitate e le collezioni.


Tanto per farvi vedere, queste qui sopra sono le quattro versioni della birra Kirin in lattina, una per ogni stagione: i sakura in primavera, i fuochi d'artificio in estate, le foglie d'acero rosse in autunno e la neve in inverno. Qui non c'e' bisogno del calendario per sapere in che mese siamo, basta guardare il packaging.

Ma stavamo parlando di negozi che cominciano a vendere presto. Ebbene, quest'anno la birra autunnale era in vendita a fine agosto. Si moriva dal caldo, gli alberi erano verdi, il sole spaccava i sassi e le tipe in yukata ancora popolavano la metropoli e lei era li', con le sue cazzo di foglie d'acero. No, mi sono detta, io la birra d'autunno la bevo in autunno, mica faccio quello che vogliono loro, combatti il potente. E ho aspettato. E' arrivato ottobre, le giornate rimanevano belle, foglie rosse ancora non se ne vedevano ma, ho pensato, in fondo ad ottobre comincia l'autunno, il tempo e' perfetto, perche' no. E sono scesa nel supermercato sotto casa per scoprire che la birra autunnale era stata sostituita dalla birra invernale.
Stessa cosa con Halloween. Due mesi prima hanno cominciato a vendere zucche e costumi da strega e il giorno prima (non dopo, prima!) del 31 ottobre sono passata dal 100 yen shop per vedere se avevano qualche cappello diveretente da mettermi per andare al lavoro al bar, e mi sono trovata di fronte ad una schiera di Babbi Natale.

Non imparo mai.