lunedì 31 dicembre 2012

Week 52: Tanto Per Cominciare

Tanto per cominciare, sappiate che un addio non sarà mai come ve lo siete immaginato.
Posso dire che nelle ultime settimane sono diventata abbastanza esperta di addii (o "arrivederci" per essere precisi, ma volete mettere addii? Fa più film strappalacrime di serie B) e tanto per cominciare, gli addii non dovrebbero esistere. Nuocciono gravemente alla salute mentale.
Esistono forse un paio di metodi che permettono di sopravvivere indenni ad un addio, e per il bene dell'umanità e della ricerca scientifica ve li illustrerò di seguito. Non disturbatevi a darmi il Nobel, che tanto non ci sta in valigia.

Metodo PUNCH LINE
Indicato per quelli che non sanno mai che cosa dire agli addii.
Questo metodo si basa su una singola frase. Pensate, anche con qualche mese di anticipo, a qual è l'ultima cosa che vorreste dire alla persona che saluterete. Il giorno dell'addio non importa cosa farete, cosa direte o dove andrete. Un momento prima di lasciarvi guardatevi negli occhi (meglio di tutto con un faretto a 45° per le ombre sul volto e un fill flash dietro che vi faccia un po' di silhouette per la drammaticità, ma arrangiatevi con quello che avete) e dite la vostra battuta. Effetto. A quel punto voltatevi e andatevene senza aspettare che il regista urli "buona la prima".

Metodo CTRL+ALT+CANC
Indicato per quelli che non riescono mai a staccarsi dalla persona che salutano.
Fate quello che dovete fare. Bevetevi la vostra birretta assieme, chiacchierate, bla bla bla finché non arriva il momento di andare. Quando siete davanti alla macchina, pronti per andarvene, datevi un bell'abbraccio, lungo, pieno di ammore. Occhio: una volta finito l'abbraccio dovete entrare in modalità amnesia totale, come se foste dei perfetti estranei. Non dite assolutamente niente, voltatevi e andatevene senza nemmeno guardarvi. E' un metodo un po' brutale, ma per i casi estremi di indugiatite titubante non c'è altra soluzione.

Voi che metodo usate quando dovete salutare qualcuno?























Ovviamente io non ho mai usato nessuno dei due metodi.

Where do you think you're going? dei Dire Straits è la colonna sonora dei miei addii.
[ascoltatela.]
Le note affilate dell'intro mi graffiano la pelle mentre ti guardo negli occhi e mi si rizzano un po' i peli sulle braccia. Parliamo di cose senza senso e mi prende l'ansia, nelle orecchie mi ronza sempre la stessa frase. Dove credi di andare? Faccio la disinvolta. Prima o poi un abbraccio romperà il nostro blaterare e allora if you ain't with me girl, you're gonna be without me. Sembra che la stia sentendo anche tu.
Quando comincia l'assolo mi volto, il ritmo cresce con la velocità dei miei passi.
Non sono riuscita a dirti quello che volevo.
Ma tanto lo sai.


p.s. ho aggiornato il post precedente con la foto della mia creazione.

venerdì 28 dicembre 2012

Week 51: I'm a Wild One

Midnight and I'm rolling on
Nobody sees me coming home

Gli ultimi pezzi di ghiaccio e d'asfalto scorrono sotto le ruote mentre sfreccio nel buio ascoltando musica sedicenne e schivando cervi, che se fossero andati in letargo mi avrebbero giusto fatto un piacere.

And if it ain't your business
Then it's not your concern

Dalle pieghe dei miei vestiti spunta un profumo che non mi appartiene. O forse l'ho solo immaginato. E' troppo dolce per essere mio.

And if you see the train coming
You're gonna relax
So tell the facts Ma'am
Only the facts

La realtà fluttua tra gli sguardi dei miei amici e le valigie aperte nel mio corridoio, che aspettano di essere riempite con pezzi della mia vita. E ci fosse una singola volta che non inciampo nello scatolone quando torno a casa a notte fonda.

And out there man
A lot of things can go wrong
Shhhhh... listen to my song

Post senza senso e in ritardo, doppia penalità. Invece di cominciare a vomitare scuse mi giocherò il fattore distrazione, dicendovi che in tutto questo caos sono riuscita a rispettare l'obiettivo della settimana di fabbricare una custodia per il  mio nuovo portatile, della quale posterò una foto appena avrò cazzi di farlo.
UPDATE: ho avuto cazzi. Ecco a voi la mia nuova custodia per il portatile:

Qui ne sto scrupolosamente collaudando la comodità
Per l'ultima settimana non scriverò nessun obiettivo (anche perché è già quasi finita), e se dovessi fare una lista di tutte le cose che ho da fare vi addormentereste ancora prima di essere arrivati a metà.

Larry è triste, gli ho detto che non lo porterò con me. Penso che andrà a lavorare da McDonald's.

Spero che siate sopravvissuti all'apocalisse natalizio. Tenete duro, con l'arrivo della befana arriveranno anche post migliori.

martedì 18 dicembre 2012

Week 50: Psicolabile da Collezione

Mi nutro di ultimi momenti.
Di tè caldo coi biscotti sul divano la domenica. Di conversazioni dialettali al banco del bar. Di cappuccino e brioche. Di pranzi e cene all'ora giusta mamma papà fratello sorella. Di volti conosciuti.

Questa settimana non ho molto da raccontare. Andate a vedervi il post sul mio terzo estraneo se ve lo siete perso e se vi va, è la prima ragazza che fotografo per il progetto 100 strangers.
Vi sto scrivendo dall'ampia tastiera del mio nuovo portatile (non facciamo pubblicità[comunque la marca comincia per A e fa rima con bifidus]), mentre ascolto l'ultimo singolo dei Rancid "Fuck You" e mi chiedo se qualcun altro dei loro fan sta pensando che il testo fa proprio cagare.

Ma veniamo ad argomenti più alti! Scommetto che vi state divorando le unghie dei piedi nell'ansia di sapere se sono riuscita a raggiungere il mio obiettivo della settimana, che era trovare un alloggio gratis a Tokyo per 3 giorni.
Ebbene, sembra che io abbia avuto successo. Grazie a quel concentrato di provvidenza divina e genio assoluto che è couchsurfing ho magicamente ottenuto un alloggio - anzi due - e di conseguenza ho disdetto la prenotazione per quella tenda blu sotto il ponte di Asakusa. Chi sono i miei salvatori e dove mi faranno dormire, questo lo saprete fra qualche settimana ;)

Passiamo ora all'ormai famosa presentazione del prossimo obiettivo settimanale! Per festeggiare l'entrata in famiglia di un ulteriore dispositivo dotato di connessione internet, questa settimana farò una custodia per il mio nuovo portatile. Cioè non la comprerò, ma la farò io con queste abili mani rubate al touch typing estremo. DIY for life.

Fate i bravi, mi raccomando. State attenti ai babbi natali appesi e alle canzoni natalizie sparate a palla nei negozi in versione techno/house. Fatevi sentire ogni tanto nei commenti che poi mi preoccupo.
Io vi saluto e torno a combattere la mia epica battaglia contro Windows 8.

Io mentre tento di spiegare a Windows8 che non voglio farmi l'account di Microsoft.
(image by deviantart)
p.s.: Parliamone. Windows 8. Interfaccia intuitiva. Intuitiva... dov'è TUTTO? Perché ho lo schermo pieno di app inutili? Perché il mio portatile sembra uno smartphone? Con quelle icone poi, sgargianti al punto giusto per favorire l'attacco epilettico. Devo essere sincera, l'interfaccia mi mette un po' d'ansia. Sarà che sono una persona psicolabile... dopotutto faccio parte di quella generazione che non si è mai veramente ripresa dalla morte della mamma di Bambi.

venerdì 14 dicembre 2012

100 strangers project: #3 - Lost and Found

100 strangers project: #3 - Lost and Found

Venezia, 8 dicembre 2012

"Calle dei Frati, calle dei Frati, calle dei Frati" continuo a ripetermi mentre cerchiamo un posto dove mangiare. Sembro un po' il tizio che cade dal cinquantesimo piano in la Haine.
Era un bar di quelli con i panini e le piadine in vetrina, lei era dietro il bancone. Non siamo entrati perché era pieno, ci siamo infilati in mille altre strade ed ora non la rivedrò mai più. Sono sicura che non riusciremo a ritrovare la calle.
E invece no.
Non so come ma la ritroviamo, calle dei Frati, il bar un po' meno affollato. Entriamo.
Ordino un caffè.
Mi dimentico sempre che non mi piace il caffè.
Lei me lo porge, e io lo bevo come si beve una birra, con calma e a piccoli sorsi, per aspettare il momento opportuno per rivolgerle la parola. Per essere sicura di fare le cose per bene me lo faccio pure andare di traverso.
Alla fine glielo chiedo. Nemmeno lei mi lascia spiegare del progetto e mi dice di sì a metà frase, con disinvoltura. Dice che oggi le hanno già chiesto di fotografarla.
Mentre la fotografo, da dietro il bancone mi cade nell'ovvio: "io non vengo bene in foto". See, lo dicono tutti. Guarda invece che bene sei venuta, le dico. Non commenta.
Si chiama Erica. Non ho pensato di informarmi se si scrive con la c o con la k, ma punto sulla c. Credo che abbia una faccia da c.
Non sembra che abbia molta voglia di fare conversazione, quindi la lascio in pace e me ne vado. Tutto quello che mi rimane è una bella foto, il pensiero dei capelli bianco-argentei e la bocca che sa di caffè.

Grazie Erica per aver partecipato al progetto!
Gli altri estranei

Cliccate qui per saperne di più sul 100 strangers project e vedere le stupende foto scattate dai fotografi di tutto il mondo.

lunedì 10 dicembre 2012

Week 49: Lontano da Me

L'altro giorno sono andata a salutare Venezia.

Venice has 1000 faces.

E' strano, quando stai per partire. Tutto è storto, distorto, niente è all'altezza della situazione. Mi sembra sempre di aver dimenticato di fare qualcosa. Una parte di me dice che sto per andare a vivere in Giappone e dovrei essere contenta, euforica, esplosiva, mentre un'altra parte mi ricorda di tutte le persone che sto lasciando qui e mi mette tristezza; un'altra parte è in costante ansia di aver dimenicato di fare qualche carta importante e un'altra ancora si chiede se ho abbastanza soldi, se troverò lavoro, se finirò sotto un ponte dopo due mesi; poi c'è una parte che non si è ancora resa conto che fra tre settimane sarò davvero dall'altra parte del mondo e una parte che sta già pensando a come sarà il mio appartamento, dove farò la spesa, a che ora mi alzerò la mattina e che canzoni cantare al karaoke.
In sostanza, se poteste essere nella mia mente in questo momento il filo logico sarebbe più o meno questo:
"cavolo ma avrò fatto l'assicurazione sanitaria? Che figata, non ci starà mai tutto in valigia, ho sonno, porterò il vestito blu? Che se serve il curriculum per il lavoro part time allora speriamo che la cucina abbia il forno."



Welcome back, freddo. Forse tutto questo bianco riordinerà un po' i miei pensieri. Il gelo ti vuole sveglia, lucida. Come una domanda irriverente quando meno te lo aspetti. L'estate ti avvolge di una soffice euforia indecisa. L'inverno non flirta, vuole i fatti.

Those perfect days

Ancora una volta sono riuscita a perdermi in delle calli Venezia mai viste prima. Vittoria. Ti viene da chiederti quante cavolo sono, se ne costruiscono di nuove tra una tua visita e l'altra. Forse sono come le scale di Hogwarts, che si spostano mentre ci cammini dentro e certe appaiono solo quando gli và.



Ho provato a scegliere un portatile da comprarmi, casino immane. Possibile che debbano esistere 350mila modelli diversi, tutti con un codice (un codice, perdio, costava tanto dar loro un nome? Mario, Carlo, Francesco, nome cazzo, no-me) che trovo su amazon.com e poi su amazon.it non c'è e viceversa. Per fortuna sabato prossimo andrò in un negozio in carne e ossa a provarne un po', così forse riesco a chiarirmi un po' le idee.



Prima di annunciare l'obiettivo della settimana c'è bisogno che io vi racconti una storiella. Dovete sapere che quando sarò in Giappone alloggerò nel dormitorio della mia scuola, e proprio la scorsa settimana hanno confermato la disponibilità di una camera per me. Dato che di me si fidano non ciecamente ma di più, mi hanno fatto pagare tre mesi di affitto più caparra in anticipo, chenonsisamai. Dopodiché sono stata messa al corrente del fatto che, causa vacanze invernali, il dormitorio è chiuso fino al 6 gennaio. Cioè fino a quel giorno non c'è nessuno che può consegnarmi le chiavi/prepararmi la stanza. Ovviamente io a Tokyo ci arrivo il 3.
E qui entra in scena l'obiettivo di questa settimana: trovare un eroe della situazione che mi dia asilo politico per le prime 3 notti della mia vita giapponese. Sto già contattando i miei amici in loco (non molti), quando questi si esauriranno passerò a couchsurfing (piano B. C'è sempre un piano B) e se anch'eso fallirà passerò direttamente al piano "tenda blu sul fiume Sumida", che sembra il titolo di un film di Kurosawa ma non lo è.
Naturalmente estendo l'appello a tutti i miei lettori: se conoscete qualcuno a Tokyo disposto a mettere un tetto sulla mia testolina fatemelo sapere! Posso pagare in lattine di Asashi e supercazzole a vapore.



mercoledì 5 dicembre 2012

Week 48: Conversando Con Gli Oggetti

Andare a Milano è come fare m'ama non m'ama: una volta ti piace, la volta dopo la odi, poi ti piace, poi la odi, all'infinito.

Vicino a me un veneto 50enne comincia a bestemmiare: non esattamente il mio audio preferito per le sei di mattina. Quando viene a sapere che il treno ha 39 minuti di ritardo riprende la valigia e furente scende dal treno, blaterando di aver perso la coincidenza mentre grandinano santi e madonne. Guardo l'orologio, probabilmente la perderò anch'io; sorrido, cosa dovrei fare? Meglio avere le rughe ai lati della bocca che sulla fronte.

Ad ogni nuovo annuncio le facce irritate dei passeggeri assumono ulteriori sfumarure di rosso/bordeaux/viola. E pensare che ero riuscita a farmi cambiare il biglietto gratis dopo che avevo perso la coincidenza, e ora anche questo treno è in ritardo. Di soli 55 minuti, ci scusiamo per il disagio. Io fisso la ragazza seduta di fronte a me che a sua volta fissa il macbook che sta di fronte a lei, non riesco a spiegarmi perché ma mi ispira antipatia. Esaminando i pezzi singoli non sarebbe male, gli occhi grandi, la linea di trucco nero che li contorna, i lunghi riccioli castani e il rasta solitario che le scende sul petto; fisionomia del sud con accento del nord. Ma c'è qualcosa nella sua espressione e nel suo sguardo che me la fa immaginare al supermercato che litiga per la fila al banco del pane. Una di quelle persone che utilizzano spesso espressioni come "ma cosa vuoi?", "oh, come ti permetti?" e "c'ero prima io!" Boh. E' davvero antipatica? Chiedo al dorso del suo macbook, la mela rosicchiata luminescente mi fissa in silenzio.

Birretta e piadina in mano, neanche faccio in tempo a sedermi al tavolo di fronte al bar che arriva una e mi dice "signora, questo è di altro bar. No può mangiare qui". Ma secondo te ha senso fare un bar con dei tavolini fuori che sono di un altro bar?! Sbotto rivolta alla birra. Ma cosa ne vuoi sapere tu, heineken dimmerda. E cerco rifugio sulle scale del duomo.

Ho appena ordinato un cappuccino d'attesa in uno squallido baretto. Il cappuccino d'attesa è quando sei in anticipo per qualcosa e per ammazzare il tempo entri in un bar e bevi un cappuccino. E io sono in anticipo per il mio appuntamento. La schiuma è strepitosa. Sei l'unica cosa bella che mi è capitata oggi, gli sussurro.

"E' da un'ora che parla ininterrottamente, e ancora non si è fermato" mi fa notare l'abbronzato avvocato palermitano seduto vicino a me. Si riferisce ad un logorroico signore seduto due posti più avanti che da quando siamo partiti non la smette di suppliziare il suo compagno di viaggio con discorsi sul lavoro. Poi c'è la ragazza di fronte, che si lamenta con la sua amica perché vuole fare un figlio ma non vuole mollare il lavoro, e però tra noi due è lui quello che guadagna di più, e però il mio lavoro mi qualifica, e io non me la sento di stare a casa tutto quel tempo, sai, non è che abbia un gran istinto materno. E' bruttina, di quelle con una faccia anonima, vestiti anonimi, capelli anonimi. Di quelle che se si tirasse un attimo sarebbe anche carina, e invece non sembra interessata a personalizzare la sua immagine. Poi magari a conoscerla chissà che persona è, però per me ha zero stimolo visivo. E anche quello è un modo per esprimersi e una forma d'arte, dopotutto. Lo diceva anche Joe Strummer, con altre parole che ora non ricordo. Guardo il suo riflesso gesticolante nel finestrino. Ma perché, gli chiedo, se io sono in seconda classe devo sentirmi l'annuncio che a quelli della prima classe sta per essere servito il nonsoché di benvenuto con champagne, bibite, snack e caviale fritto? Perché? A cosa serve? A farmi sentire una pezzente? Lui non mi risponde, si limita a mostrarmi il tramonto. Uguale per tutte le classi.



"Beh, alla fine sono riuscita a fare quello che dovevo fare e ora sono sul treno diretto a casa: non mi sembra un cattivo bilancio dopotutto" penso mentre tento di aprire la confezione del tramezzino termosaldata a pressione con rifiniture in kevlar. Ah, i tramezzini delle stazioni. Progettati appositamente per la fame da stazione. Che non è proprio fame, è più un "il mio treno parte tra 20 minuti e non so cosa fare mentre aspetto". La maionese che mettono nei tramezzini è fantastica. Le uova le ha viste forse una volta in cartolina e si contraddistingue per quel sapore acidulo che permea tutti gli altri ingredienti. Puoi prendere il tramezzino gamberetti&rucola, prosciutto&formaggio, tonno&uova o anche anatra&curry che tanto sapranno sempre tutti di maionese acida. Perfino quelli senza maionese sanno di maionese.

Due posti più in là due 15enni migliori amiche chiacchierano del più e del meno, si capisce subito quale delle due è la leader. Capelli biondi ossigenati, piastrata come se non ci fosse un domani, felpa di quel colore misto azzurroverde, all star dello stesso colore, jeans borchiati- ma borchiati tipo simil rockettara fighetta. Parla veloce mangiandosi le parole. "sai quali sono i miei coloripreferiti vero? Se sei la mia miglioreamica devi sapere quali sono i miei 3coloripreferiti. Daidimmeli". L'altra li prova un po' tutti, ma alla fine ci arriva. Azzurroverde come la felpa, giallo e arancione.

確かに, una lunga giornata.

Tutto questo per dirvi che lunedì sono stata a Milano a fare la richiesta per il visto giapponese, che ho ottenuto. E non senza difficoltà, tra treni in ritardo cartine incomprensibili, moduli pignoli e supercazzole volanti.
Durante le millemila ore seduta in treno ho potuto finire Nana n.2, che era l'obiettivo della settimana. Per questa settimana l'obiettivo sarà scegliere il mio nuovo portatile da comprare prima della partenza. Se qualcuno vuole profondersi in consigli nerd sull'acquisto sappiate che i miei tre requisiti base sono velocità, capienza e schermo fra i 15 e i 17 pollici.

Sorvolerò beatamente sul fatto che nel post precedente avevo augurato con una battuta una settimana poco umida e si è scatenato il demonio e cercherò di illudermi di non avere nessuna colpa. Meglio che stia zitta e che torni alle mie attività altamente intellettuali.












Alzi la mano chi ha fatto almeno una cosa insolita in questi sette giorni.
Io ho esautito gli arti.