venerdì 30 luglio 2010

Venezia ore 8.00 - Il cielo dell'aeroporto è grande come sempre, azzurro e immenso come piace a me. Ho chiuso gli occhi e ho lasciato passare tutto: la coda, i controlli, le forbici dalla punta arrotondata che mi hanno trovato nel bagaglio a mano e fatto togliere, che non si sa mai che le usi per dirottare l'aereo al grido di "questo è un Art Attack!"..il corridoio bastardo per arrivare alla cabina, quello dove rischiano sempre tutti di ammazzarsi perchè sembra in discesa mentre in realtà ha cambi di pendenza improvvisi assassini. L'assistente di volo italiano che fa le battutine, il pilota che giocherella con i comandi mentre le persone salgono, ricordi sparsi delle ultime 20 ore. Non l'ho neanche guardata in faccia la valle, quando me ne sono andata. L'ultimo cappuccino, i primi occhi a mandorla.

Roma ore 11.30 - l'aeroporto di Fiumicino non mi piace. Ha le sedie di ferro e le piastrelle fredde, niente moquette o almeno un po' di legno, uffa, a me piace sedermi per terra. Tento di entrare nel fantastico mondo di internet, senza successo. Gli annunci incomprensibili dell'aeroporto mi hanno rotto, mi attacco al lettore e i kemuri risolvono il problema. E' ora. Altro corridoio bastardo, chi arriva per primo senza cadere vince.

Luogo indefinito a 11125m, ora sconosciuta - sto veramente andando a Tokyo. Ho sollevato i piedi dall'Italia e quando li riappoggerò a terra sarà lì, in quel luogo che da anni infesta i miei pensieri..nota positiva, le mie preghiere a qualsiasi dio fosse stato in ascolto sono state esaudite e non mi trovo vicino a un romano casinista e rompiballe (sia ben chiaro che non ho niente contro i romani, ma un qualsiasi italiano avrebbe rovinato l'atmosfera), bensì ad una lovely coppia giapponese con cui ho avuto la mia prima conversazione faccia  faccia. Lui mi ha chiesto in inglese se andavo in Giappone in vacanza e io ho risposto in giapponese che ci andavo per studiare la lingua, non vi dico il salto di sorpresa che hanno fatto quando mi hanno sentita parlare il loro idioma..impagabile. E così mi sono beccata il mio primo (e immeritato) "上手ですね!" jouzu desu ne.
La città che stiamo sorvolando in questo momento si chiama Dnepropetrovsk, mi ci sono voluti circa 7 giri di schermate per riuscire a leggere tutto il nome.
La signora Giapponese seduta vicino a me è un idolo. Si è già bevuta due bicchieri di vino bianco, mentre il marito sorseggiava tranquillo il suo succo d'arancia. Adesso sta mangiando contemporaneamente il cono gelato e il cubetto di parmigiano, dando un morso prima ad uno e poi all'altro..la adoro. Mi ha chiesto se mi piaceva il cibo giapponese e le ho risposto tantissimo, allora tutta contenta ha voluto sapere quale piatto mi piaceva. Io ho iniziato a stilarle una lista di cose che ci mancava poco che gliele mettessi anche in ordine alfabetico, e lei ripeteva tutto quello che dicevo al marito con un sorriso da un'orecchio all'altro, che cara. Le ho chiesto che cibi italiani le piacevano e ha risposto "pizza".
Comunque, è troppo bello viaggiare con i giapponesi. Cadono in catalessi 1 minuto e 2 secondi dopo essersi seduti, e comunque che siano svegli o no non si sente volare una mosca (dai che forse stavolta mi risparmio gli stupidi applausi all'atterraggio..). Li guardi e sono tutti in posizioni compostissime, con le braccia conserte o le mani appoggiate una sopra l'altra sulle gambe, Cuscino avvolgente per non cadere di lato. Delle bamboline. Io invece sembra che mi stia allenando per diventare contorsionista dai numeri che sto facendo per trovare una posizione vagamente comoda.
A parte questo, indignazione massima per il cibo che ho appena ingerito, siamo IL PAESE del cibo e sui nostri aerei si mangia di merda.
Da sopra la vostra testa è tutto, restituisco la linea allo studio e comincio a cercare un modo per passare queste 12 ore, visto che la mia alcolizzata vicina di posto è di nuovo in modalità "morte apparente".
Maaah, chissà se Tokyo lo sa, che sto arrivando..
See you on the other side.

mercoledì 28 luglio 2010

Ho de far le valigie

Vivrò a Saitama.
Saitama è una prefettura confinante con quella di Tokyo, che in realtà ora è stata inglobata e fa parte della sua area metropolitana. Che secondo me è perché la gente che ci abita si era stufata di dire "sto a Saitama" e sentirsi rispondere "dooove?!" e quindi ora può dire che sta a Tokyo. Un po' come uno di Mestre che dice "sto a Venezia".
E' la prefettura più popolosa del Giappone, dicono. Della serie, 2000 abitanti per km quadrato..dicono.
La mia famiglia ha due figli. E un chihuahua. Lei lavora part time, lui è un famigerato salaryman. Ieri ho chattato su skype con la mia mamma giapponese, Ayami..è simpatica, è carina, ha quasi 40 anni ma potrebbe sembrare mia sorella. Minore.

-3. E' da mesi che sto aspettando di avere una qualche reazione al fatto che sto per andare a Tokyo, dato che dal giorno in cui mi sono iscritta alla scuola e ho comprato il biglietto aereo non sono mai riuscita a rendermi conto che ci stavo andando davvero. Non esultavo, non gioivo, non ballavo nuda per la strada, niente. Il mio cervello non concepiva. Poi un bel giorno il countdown scende sotto i 15 giorni, e che succede? 

Che vado in iperventilazione ogni cinque minuti. Giuro, peggio del primo appuntamento di un 14enne con la tipa più bella della scuola di due anni più vecchia di lui. Peggio dello scienziato che deve premere il pulsante rosso e mandare il primo shuttle nello spazio, peggio....beh.
Non è che sia agitata in realtà, sono contenta, solo..al momento ho la testa troppo piccola per contenere tutti i pensieri e tutte le emozioni, che sono talmente tanti che frà un po' implodo e mi trascino dietro tutto l'universo.

Ho de far le valigie. Non capita anche a voi di pensare "oddioddioddio ho MILLE cose da fare e non ho tempo" e poi quando finalmente avete 5 minuti per mettervi lì, improvvisamente non ci sono cose da fare? Cioè, tu lo sai che ci sono, stamattina avevi stilato una lista mentale di almeno 50 punti, ma ora proprio proprio non ti viene in mente cacchiocos'eraquellacosa e lo sai che te ne ricorderai nel momento esatto in cui ne avrai bisogno. Cioè quando sarai dall'altra parte del mondo a bestemmiare perchè eccocos'eraquellacosa, e l'hai lasciata qua.
Che sofferenza.
La mia filosofia al riguardo è "l'importante è che ci siano il passaporto e il biglietto aereo", e cioè quello che mi permetterà di raggiungere la meta, per tutto il resto c'è Mastercard.

E invece stavolta sono attrezzatissima, ho circa un'ottantina di carte da smistare tra biglietti, assicurazioni, jr pass, voucher che non so bene a che cosa servano, una carta di raccomandazione della scuola che non so a chi devo mostrare, copia dell'iscrizione alla scuola, copia dell'indirizzo della famiglia, copia del passaporto, copia del diploma delle elementari e copia della foto della prima comunione.
Mi hanno mandato ottocento carte che mi dicono tutto, consigli e consigli su come comportarmi in viaggio, una lista delle cose essenziali da portare e il decalogo del comportamento perfetto a casa della famiglia ospitante, del quale devo assolutamente riportare l'ultimo punto perchè merita:

-In order to prevent potential trouble or misunderstandings, please avoid behavior such as wearing highly revealing clothing, being alone in your room with just one family member, and consuming alcohol while alone with just one family member.

Cavolo, dovrò lasciare a casa il babydoll leopardato anche stavolta.

mercoledì 14 luglio 2010

Soddisfazioni

Soddisfazione è: portare un americano a mangiare la pizza e osservare la sua espressione mentre mastica al rallentatore il primo boccone con lo sguardo perso nel vuoto, deglutisce, guarda la pizza e poi si rivolge verso di te, pronunciando lentamente le seguenti parole:
"...and now I'm supposed to go back to L.A. and eat the SHIT that they call pizza? No way."  


Soddisfazione è: stare sulla neve in maniche corte. A luglio.



giovedì 8 luglio 2010

Mom, I promise I'll be a good girl.

Grande ritorno dopo un periodo di work in progress sul blog. Hisashiburi neee!

Dai dai, raccontatemi un po' cosa avete fatto in questo mese che non c'ero..io ne ho fatte tante di cose, troppe per elencarle tutte. Dai concerti all'arrampicata, dalle grigliate alle camminate nel bosco, dal rovinare la vita a un paio di persone a un più generale mettere il culo nei calci, you know what I mean. Imprevisti tanti, certezze poche.
Ma prima o poi luglio finirà e allora sarà il mio momento. Fra 24 giorni sarò dall'altra parte del mondo.
Ma non parliamo della mia partenza, dei preparativi, delle aspettative e del chevestitimettoinvaligia, quello lo fanno tutti. No, parliamo di adesso, di oggi. Vi è mai capitato di svegliarvi una mattina, ricordarvi quello che è successo la sera prima, pensarci un attimo e rimanere allibiti? Cioè, che ci è voluta tutta la notte per rendervi conto che siete sconvolti. Ecco io credo che la parola "allibito" sia stata inventata appositamente per queste situazioni.
Io. Sono. Allibita.
Come una persona possa conoscerti da un paio di mesi e parlare di te in quella maniera, non ne ho idea. Sei come una sfera di vetro, completamente trasparente, e la tua anima è lì dentro e non ha nessun nascondiglio, nessun angolo buio dove rifugiarsi, è messa a nudo e basta. Come ogni parola su di te sia maledettamente esatta dà fastidio, insomma, di certe cose non ti rendevi conto neanche tu. E a fine serata che ti resta? A quanto mi hanno detto, tre possibili opzioni.
Prego, scelga il numero che preferisce e andiamo avanti con il gioco. Faccia un bel respiro e apra la busta..buona fortuna.